«Mi hanno detto di tutto, mi hanno dato persino dell'imbecille. Ma io rido...». E ride anche mentre la racconta, Giancarlo Cancelleri, sul palco a fianco del teatro Massimo di Palermo nella serata conclusiva di una campagna elettorale, la sua, che entra nel manuale del perfetto grillino, alla voce come diventare prima deputato regionale e poi candidato governatore di una regione come la Sicilia a 42 anni praticamente dal nulla. Già, perché prima che lui, e pure la sorella Azzurra che è deputata, fossero folgorati sulla via di Damasco della politica a Cinque stelle, Giancarlo, geometra, faceva il capo dello studio tecnico di una ditta specializzata del settore metalmeccanico. La stessa ditta della quale era stato prima magazziniere. Lavoro manuale che ha rivendicato con grande orgoglio in campagna elettorale. Poi l'incontro coi grillini, i suoi primi vaffa day contro il caro bollette, e di vaffa in vaffa l'exploit, con la candidatura di oggi.
Si era già candidato a governatore nel 2012, Giancarlo, con un risultato tutto sommato lusinghiero, il 18% pari a circa 368mila voti. Ma è in questi cinque anni, da capogruppo dei Cinque stelle, che ha fatto strada. I suoi amici gli riconoscono come dote la diplomazia. E lui ammette: «Credo solo di avere semplicità di ascolto. Ma quella l'ho appresa in fabbrica, quando facevo il magazziniere. L'unico segreto, mi dicevano, è ascoltare e rubare i segreti altrui». Un consiglio del quale Cancelleri ha fatto tesoro, come ha dimostrato in questa campagna elettorale. Dopo cinque anni da deputato regionale i segreti del successo dei politici navigati li ha capiti. E infatti non c'è stata categoria cara alla casta, dai forestali ai dipendenti regionali, dai precari al popolo degli abusivi edilizi, che lui abbia trascurato di coccolare con dichiarazioni rassicuranti.
Del suo dna grillino fa parte anche il doppiopesismo in campo di giustizia, lo ha dimostrato nella polemica sugli impresentabili. Ad aprire le danze è stato lui, con un video diventato virale su Facebook, quello in cui lui, in auto, ha letto nome, cognome e reati (presunti) dei candidati a sostegno di Nello Musumeci. Ha preso un paio di cantonate, e si è scusato. Ma ha esteso il contagio di impresentabilità anche ai parenti degli inquisiti. E qui avrebbe fatto meglio a tacere, visto che uno dei suoi candidati di punta nel Palermitano, l'imprenditore Giacomo Li Destri di Caltavuturo, eroe da quando nel 2015 ha ricostruito la vecchia strada di campagna che collegava il paese all'autostrada A 19 spezzata dal crollo di un pilone, è cugino di un presunto boss. Lo ha cacciato dal M5s, direte voi. No no, mica si butta via un serbatoio di voti. Lo ha assolto con formula piena: «Non vedeva il cugino da 30 anni». E un enorme striscione con la scritta Caltavuturo è rimasto sul palco nella serata di chiusura della campagna a Palermo. In compenso ha mandato via un candidato, ex carabiniere, che aveva una condanna militare a due mesi per una sciocchezza: «Ha mentito», è stato il verdetto. Ha studiato, Cancelleri. Poco la sensibilità, come quando ha detto, a chi rinfacciava al M5s di aver votato Musumeci presidente della commissione antimafia, di averlo fatto perché Musumeci aveva appena perso un figlio. E molto poco la dizione. Il suo spiccato accento nisseno, che trasforma le «c» in «g» lo rende inconfondibile.
Tra le sue innumerevoli promesse legate ai temi cari agli anticasta, quello della semplificazione. Non della macchina burocratica, ma del linguaggio delle leggi: «Faremo leggi di un solo rigo: da oggi sono aboliti i vitalizi. Punto». Eleggerlo per credere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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