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L'uomo che ha reinventato la giacca adesso ha preso di mira il paltò rimettendolo al centro dell'eleganza maschile dove è sempre stato fino alla nascita del piumino da città. Anche Armani ne ha fatti e ne fa di bellissimi, tanto che ieri, nella sfilata con cui ha sancito il definitivo ritorno del cappotto nella moda uomo del prossimo inverno, ha presentato alcuni strepitosi duvet della linea Giorgio Armani Neve.
«È l'alto di gamma dello sci spiega per chi va in posti come Saint Moritz o Cortina. Il cappotto invece è per tutti ma va portato con un'attitudine moderna altrimenti fai subito gentiluomo di campagna inglese in giro con suoi cani». A scanso d'equivoci Re Giorgio prende le distanze dal passato con una serie di materiali leggeri e soffici come non mai anche se sembrano il classico pesantissimo tweed di una volta. Sfila così una vera e propria antologia di questi cappotti riveduti e corretti anche nelle proporzioni pur mantenendo quei volumi importanti che fanno subito pensare al caldo abbraccio di un papà fuori da scuola. C'è il bellissimo doppiopetto mutuato dal trench, quello con i revers molto grandi e la cintura infilata dietro nei passanti, un ibrido tra il Chesterfield e la redingote: davvero di tutto. Tra le materie c'è addirittura un tessuto goffrato che in passerella sembra astrakan e poi montone rovesciato e no, camoscio e l'immancabile velluto. Tutto questo con una palette molto armaniana fino alle uscite in velluto verde oliva che aprono le porte della percezione a cosa portare sotto a questi paltò: bellissimi completi con la giacca a sei bottoni spostati verso l'alto, il mitico tre pezzi con il gilet abbottonato fino in cima e sotto magari niente perché se hai un bel collo, dei pettorali ben sviluppati e delle mani affusolate ti puoi permettere anche qualche stravaganza. Tra queste si ricordano dei calzoni con un disegno Paisley oppure animalier che sembra esploso sul tessuto. In alcuni casi le camicie hanno il collo alla coreana, in altre c'è pure la cravatta con nodo gonfiato ad arte: qualcosa di romantico ma in fondo da strada perché se parli di nodo Scappino a un tik tokker come minimo chiama l'ospedale psichiatrico. Insomma parafrasando Dostoevskij che degli scrittori russi diceva «Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol», i designer che hanno già registrato la fine del cosiddetto streetwear presto diranno «siamo tutti usciti dal cappotto e dalla giacca di Armani». Anche Silvia Venturini Fendi parla di classici del futuro e di capi da modularti addosso con un ingegnoso sistema di zip per cui il pastrano lungo fino alle caviglie alla fine diventa quasi un bolero e il pullover da grande freddo in montagna si può trasformare in un crop top. Il tutto con una ricerca materica senza precedenti per cui quel che sembra velluto a coste in realtà è suede mentre il cappotto a vestaglia che pare di visone intarsiato in realtà è fatto di cashmere sempre a intarsi. Grazie alla collaborazione con Anrealage, piccolo genio della tecnologia giapponese ci sono addirittura dei tessuti fotocromatici per cui a casa sei vestito di bianco e sotto il sole sei giallo Fendi o giù di li. In questo esatto colore e con l'identica forma delle shopping in carta dei negozi, compaiono bellissime borse in pelle di ogni mirusa. Quindi le maxi baguette in maglia e un paio di modelli in pantagonna di vigogna grigi sotto il blazer blu: una collezione da 10 con lode. Anche da Corneliani Stefano Gaudioso Tramonte fa un lavoro pazzesco sulla materia: jersey di cammello per giacche che puoi usare in ufficio come in camera e un nuovo filato da maglieria tessuto su telai da calza e accorpato al voile per cui le giacche pesano 280 grammi. C'è anche la linea Travel Tech con 4/5 capi che stanno in uno zaino: il guardaroba completo per 4/5 giorni di viaggio.
Da Fay Alessandro Squarzi fa una super ricerca in archivio e recupera le classiche giacche a quattro ganci cui aggiunge un doppio in montone oltre al più bel pastrano da commodoro visto fuori dai fumetti di Corto Maltese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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