Giacche scolpite da indossare a pelle, l'Opera al nero di Armani

Riletture di smoking e frac nella collezione Privé di Re Giorgio. Omaggio al surrealismo da Schiaparelli

Giacche scolpite da indossare a pelle, l'Opera al nero di Armani
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Ad attribuirgli cattiva fama hanno contribuito un po' tutti: streghe e suore ugualmente abbigliate di nero, le acque dello Stige che sarebbero nere perché è il fiume dell'odio e il total black che domina tanto l'estetica punk quanto quella del minimalismo. Eppure è così vivo e versatile questo benedetto colore che in fondo li contiene tutti e a ciascuno regala una nuova dignità. "Stavolta mi sono concentrato sul nero per esaltarne l'allure notturna e seducente nel valzer infinito di maschile e femminile" dice infatti Armani poco prima di far sfilare con la collezione Privé del prossimo autunno/inverno una perfetta Opera al nero. "Il nero continua Re Giorgio per un designer è il più classico dei colori e la prova più difficile: ogni dettaglio deve essere perfetto perché mette in evidenza l'essenza di un abito". Lo show comincia quindi con una serie di vestiti fluidi neri con inserti ricamati in tutte le tinte dell'iride. Il contrasto è forte e al tempo stesso gentile: una fusione a caldo tra due mondi che pur essendo opposti non sono mai inconciliabili. Arrivano poi molte riletture di smoking e frac, i primi abiti maschili che hanno trovato posto nel guardaroba femminile. Armani a suo tempo aveva fatto un'ulteriore rivoluzione costruendo i completi da uomo a misura di donna. Con l'alta moda fa di più scolpendo piccole giacche da indossare a pelle oppure grandi blazer che completano nel più femminile dei modi il classico ensemble di pantaloni, camicia bianca e papillon. L'apoteosi arriva con i lunghi e sinuosi abiti da sera che si muovono in passerella come segni d'inchiostro. Tutto è pensato e costruito attorno a un'idea di stile in cui l'armonia regna sovrana. "Per la prima volta in vent'anni di Privè non sono a Parigi ma ho seguito e curato in collegamento video ogni aspetto della sfilata spiega Armani da Milano Se sono arrivato fin qui è per la concentrazione ferrea e l'attenzione maniacale con cui controllo tutto. So di poter contare sulla collaborazione di menti e mani capaci al mio fianco da sempre. Ho così potuto accettare il consiglio dei dottori che, sebbene mi sentissi pronto a partire, hanno suggerito di prolungare il riposo".

C'è tanto nero anche alla sfilata di Schiaparelli mischiato all'argento e in qualche caso al bianco perché Daniel Roseberry che dal 2019 disegna il marchio di proprietà di Diego Della Valle stavolta rilegge l'archivio esaminando soprattutto un momento topico nella vita della Grande Elsa: il fatidico 1940 in cui lascia Parigi per New York. L'abito più bello è un vestito da sera rosso con i seni e il punto vita scolpiti sulla schiena sotto una collana a forma di cuore che batte. Omaggio al surrealismo di cui lei fu musa e mentore.

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