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Il Dpcm in vigore da venerdì

Ancora nessun dettaglio sulle zone rosse. Fontana e Sala contro Conte. E l'entrata in vigore del Dpcm slitta di nuovo

Il Dpcm in vigore da venerdì

L'ufficialità della firma, arrivata dopo la mezzanotte, c'è. Il contenuto del nuovo Dpcm e le nuove restrizioni per tenere sotto controllo la curva epidemiologica circolano già da ore, ma del premier Giuseppe Conte nessuna traccia. A quanto si apprende, il capo del governo illustrerà le nuove misure questa sera in conferenza stampa da Palazzo Chigi. Le misure entreranno in vigore il 6 novembre. L'attesa accresce l'incertezza, i governatori delle regioni che subiranno le limitazioni più pesanti scalpitano ed i cittadini rimangono in finestra.

Qualcuno inizia a domandarsi cosa stia succedendo e quando arriveranno certezze per il domani. Il primo a chiedere lumi è il leader della Lega Matteo Salvini. Si è preso la briga di contattare personalmente alcuni presidenti di Regione, e il quadro che ne è emerso è abbastanza disorientante: "I governatori che ho chiamato - scrive Salvini - non hanno ancora avuto nessuna notizia ufficiale dal governo sul fatto che domani negozi, scuole e fabbriche possano aprire o debbano chiudere, se siano considerati (peraltro in base a dati vecchi di giorni) gialli o verdi, arancioni o rossi. Ma come si fa a lavorare così, al buio, senza nessun preavviso? Solo a me sembra una follia?".

L'idea di dividere il Paese (ironia della sorte proprio nella Giornata dell'Unità nazionale) in "zone" rosse, arancioni e verdi aveva sin da subito sollevato le preoccupazioni dei governatori, che si sono sentiti esautorati. Tanto che la Conferenza delle Regioni aveva scritto al Governo ribadendo la necessità di "un contraddittorio per l'esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle regioni di cui alla prevista ordinanza del Ministro della Salute". "Non appaiono, infatti, chiare - si legge ancora nella missiva - le procedure individuate e le modalità con le quali sono definite le aree e i territori a più alto livello di rischio e le modalità e le tempistiche con le quali viene declassificato il livello di rischio. A questo percorso di analisi dei dati, le singole Regioni e Province autonome devono poter partecipare, anche in considerazione della ricaduta delle misure sul rispettivo territorio".

Inoltre i governatori chiedevano che, contestualmente all'emanazione del nuovo Dpcm, venissero individuati "l'ammontare delle risorse, unitamente a modalità e tempi di erogazione delle stesse, con le quali si procede al ristoro delle attività economiche che hanno subito limitazioni, sospensioni o chiusure" e "meccanismi di sospensione dei tributi relativi agli anni fiscali 2020 e 2021 per le stesse attività economiche". Ben poche delle rivendicazioni fatte dai governatori hanno trovato cittadinanza nella versione finale del Dpcm. In un retroscena apparso questa mattina su "Il Giornale", il vertice con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza viene descritto come una vera e propria "Caporetto per le Regioni".

È passata la linea dell'esecutivo che oggi il premier Conte avrebbe dovuto illustrare nella consueta conferenza stampa. Mentre si consumano gli ultimi scampoli di un pomeriggio all'insegna della suspense, si fa avanti anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. "Fino a questo momento - denuncia Fontana su Facebook - non ci è stato comunicato niente dal Governo e non sappiamo in quale fascia la Lombardia si collochi". Un appello a sciogliere i nodi arriva anche dal sindaco di Milano Beppe Sala: "Caro Governo, sono le sei di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle sei di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?".

E ad aggiungere mistero al mistero è Stefano Bonaccini, che ha convocato la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per domani mattina alle undici in videoconferenza.

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