Gilet gialli, Pinochet, "Ping": tutte le gaffe "estere" di Di Maio

Quante gaffes "estere" per il nuovo inquilino della Farnesina. Dalla Russia "Paese del Mediterraneo" a Pinochet "dittatore del Venezuela", ecco una panoramica delle peggiori cantonate prese dal capo politico pentastellato

Gilet gialli, Pinochet, "Ping": tutte le gaffe "estere" di Di Maio

Alla fine Luigi Di Maio ce l'ha fatta. Va bene, i tre incarichi in contemporanea nel governo Conte I - vicepremier, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico - sono un lontano ricordo. Ma il leader del M5S si consola con una delle poltrone più ambite, quella di ministro degli Esteri. Giggino voleva solo la Farnesina. E il Pd, a malincuore, lo ha accontentato. Gioia tra i pentastellati, meno tra gli italiani. Che in queste ore, su Twitter, sfogano la loro frustrazione per una scelta che appare del tutto illogica. Per una questione di curriculum, certo. E per le varie gaffes "estere" di cui Giggino è stato protagonista negli ultimi anni.

La più recente risale al febbraio di quest'anno, quando in una lettera al quotidiano Le Monde il leader grillino confessava di ammirare il popolo francese, "punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria". Alla faccia dell'Ancient Regime e della Rivoluzione del 1789. La Francia non porta bene a Di Maio. Un mese prima, a gennaio, il capo dei 5 Stelle aveva tentato un abboccamento con il movimento dei gilet gialli, mettendo loro a disposizione la piattaforma Rousseau e proponendo un'alleanza comune alle elezioni europee. Mossa bollata da Jacline Mouraud, leader dei gilets jaunes, come una "strumentalizzazione politica", a cui Di Maio aveva risposto smentendo di avere mai cercato un asse con loro. Un riposizionamento tanto rapido quanto ipocrita.

La Francia di Napoleone, in Russia, ci lasciò le penne. A Di Maio, quantomeno dal punto di vista della reputazione, è successa una cosa simile. Qualcuno, su Twitter, si è divertito a pubblicare l'estratto di un intervento in cui il leader grillino mostrava le sue scarse conoscenze di geografia definendo la Russia "un Paese del Mediterraneo". Certo che l'oriente non porta bene al nuovo ministro degli Esteri che durante una visita a Shanghai, in Cina, nel novembre 2018, chiamò il presidente cinese Xi Jinping "Ping".

Una gaffe enorme superata però dalla figuraccia su Pinochet, ex dittatore del Cile che però, secondo Di Maio, era venezuelano. In quel caso - era il 2016 - il capo dei 5 Stelle aveva detto: "Mi prendo tutte le responsabilità. Un lapsus, corretto dopo 10 minuti".

In queste ore, su Twitter sta impazzando l'hashtag #DiMaioagliEsteri. Tra le critiche al leader grillino - a parte l'immancabile stroncatura firmata dall'eurodeputato del Pd, Carlo Calenda ("#DiMaioagliEsteri rappresenta bene la nostra rinuncia ai valori di serietà e competenza. Le caselle dei Ministeri diventano solo appagamento delle ambizioni individuali senza nessun collegamento con il bene del paese") - sono soprattutto i normali cittadini a sfogarsi.

Scrive uno di loro: "Io, laureato con lode, master in critica giornalistica, esperienze lavorative pregresse importanti, stipendio 1000 euro al mese. Di Maio: senza laurea, senza master, vendeva bibite al San Paolo, stipendio €€€ Ahimè, povera Italia".

Certo che se si fosse iscritto al meet-up di Pomigliano...

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