RomaIl patto del Nazareno ha un prezzo che però va pagato. Pensando soprattutto al Colle. Lo dice chiaro Berlusconi, intervenuto telefonicamente a una kermesse di Forza Italia a Imola. «Abbiamo dovuto sottoscrivere il patto del Nazareno che ci ha dato e ci dà tanto fastidio impedendo di fare un'opposizione vera. Ma come facevamo a dire no a delle riforme che sono le nostre riforme?». Ancora più esplicito: «Quando ci fanno un'offerta che viene da altri sulla possibilità di passare dal bicameralismo perfetto al monocameralismo noi non potevamo per coerenza dire di no». Certo, era più facile fare le barricate e strillare come sta facendo la Lega che infatti vola nei sondaggi. Invece, restando al tavolo con Renzi per le riforme «è difficile far capire alla gente che siamo all'opposizione»: ecco il pensiero del Cavaliere che blinda il patto anche pensando al dopo Napolitano.
E sono proprio le sue parole sul Quirinale che accendono la miccia, quando dice che come conseguenza logica del patto del Nazareno c'è anche il fatto che «non potrà essere eletto un capo dello Stato che a noi non sembri adeguato all'alta carica istituzionale che deve ricoprire». Questione di metodo, come ha sempre detto anche Renzi. Il fatto che l'abbia ricordato il Cavaliere, però, scatena l'imbarazzo della sinistra che corre a rettificare. Sia con Debora Serracchiani («Nel patto non c'è assolutamente la successione di Napolitano») sia con Lorenzo Guerini («Non c'è nessun accordo che riguardi il presidente della Repubblica»). Schermaglie tutte interne al partito di Renzi dove è in atto una vera e propria guerra tra renziani e sinistra dem. Ammettere che Berlusconi va coinvolto per il post Napolitano non fa altro che gettare benzina sul fuoco già acceso nel Pd. E proprio sulla partita dell'elezione del prossimo capo dello Stato c'è il rischio che gli anti renziani si vendichino del loro «odiato» capo che anche ieri li ha sfidati. Da parte azzurra ci pensa Toti a smorzare le polemiche: «È la stessa Costituzione che, prevedendo maggioranze qualificate per l'elezione del presidente della Repubblica, vuole che il Capo dello Stato sia rappresentativo del più ampio spettro possibile delle forze politiche». E Daniela Santanchè punge: «Questi del Pd sono anche ignoranti sulla Costituzione italiana».
Nell'attesa di rientrare completamente in partita («Il 15 febbraio riconquisterò la mia piena agibilità politica e questo sarà un cambio assoluto nel nostro modo di relazionarci con gli elettori») il Cavaliere continua a tessere la tela alleanze. Sabato notte, infatti, l'ex premier ha ricevuto i colonnelli leghisti: Calderoli, Giorgetti e il vecchio amico Bossi. Sul tavolo una strategia comune, specie sui dossier economici.
La flat tax unisce azzurri e leghisti anche se con qualche distinguo: Salvini ha lanciato la proposta dell'aliquota unica al 15% ma Berlusconi è più cauto. Ritiene infatti che il 15 sia troppo basso e preferisce puntare al 20%. «Una misura - dice il Cavaliere - che riduce evasione e elusione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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