Accordo «tecnico» raggiunto tra Roma e Bruxelles. Un via libera annunciato dall'Italia e al momento non confermato da Bruxelles. Solo una forzatura o addirittura un azzardo del ministro dell'Economia, Giovanni Tria che, logorato dalla trattativa, in questo modo avrebbe voluto mettere all'angolo i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, insofferenti rispetto alle richieste sempre più stringenti di Bruxelles. Azzardo necessario dunque secondo Tria per uscire dal vicolo cieco in cui era intrappolato il governo. Non a caso da Palazzo Chigi ieri sera è arrivato un invito alla prudenza. Insomma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aspetta l'annuncio ufficiale di Bruxelles prima di cantare vittoria. E infatti l'accordo annunciato dal Ministero della Finanze oggi dovrà comunque passare al vaglio della Commissione che non ha dato ieri sera conferme ufficiali e non ha voluto commentare l'annuncio proveniente dal Tesoro sull'intesa che sarebbe stata raggiunta tra l'esecutivo Ue e il governo per evitare la procedura di violazione della regola del debito. D'altra parte il collegio si riunisce oggi e dunque soltanto quando i commissari avranno davanti il documento ufficiale Bruxelles potrà sbilanciarsi annunciando, come spera l'esecutivo giallo-verde, che lo spettro della procedura di infrazione è dileguato e che il nostro paese non rischia sanzioni. Se è vero che è stata l'opera di mediazione di Conte e Tria ad evitare che oggi venga lanciata la procedura d'infrazione è pure vero che è stato indispensabile l'aiuto delle cosiddette colombe della commissione. Non è un mistero che le insistenze sulla necessità di correggere la manovra da parte del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e del commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici puntavano ad evitare la procedura d'infrazione per l'Italia mentre ad esempio Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, ha sempre avuto una posizione più rigida. Moscovici invece aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per evitare le sanzioni all'Italia. Anche perché questo è un momento di grande instabilità per l'Unione e Bruxelles non ha alcun interesse a mostrare un volto punitivo con la Brexit che incombe alle porte e il pesante malessere sociale diffuso in tutti i paesi membri sul quale soffiano i movimenti antieuropeisti.
I dettagli dell'accordo saranno illustrati dal premier Conte che sarà oggi alle 12 in Senato. Dunque la ritirata del governo giallo-verde rispetto all'intangibilità del deficit al 2,40 (che passerà invece come trapelato nei giorni scorsi al 2,04) sembra che abbia dato i frutti sperati ma dalla trattativa usciranno inevitabilmente ridimensionati pure reddito di cittadinanza e Quota 100.
L'altro punto cruciale sul quale Bruxelles avrebbe insistito e sul quale è stato necessario cedere è quello della previsione della crescita del Pil dell'1,5 per cento ritenuta irrealistica e dunque scesa invece all'1 in rapporto ad un deficit non più del 2,40 ma del 2,04 dunque ridimensionata.
Sembra proprio che questa non sarà la manovra di Luigi Di Maio e Matteo Salvini ma quella di Juncker e Moscovici, anche se Salvini ieri ostentava sicurezza dicendosi «soddisfatto dei risultati raggiunti».
Ma l'accordo con Bruxelles e la soddisfazione per lo scampato pericolo rispetto alla procedura d'infrazione lasceranno il posto subito dopo ad altre riflessioni. Il varo di una manovra stravolta rispetto all'impianto originario non potrà essere privo di conseguenze per la tenuta del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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