Due banditi uccisi e un gioielliere, sotto choc, indagato per aver reagito alla rapina e ucciso due malviventi. A Ercolano, la città candidata a capitale italiana della cultura 2016, va in scena il più classico dei cliché di malavita: una coppia di banditi adocchia la preda, appena uscita dal Banco di Napoli, e la segue per sottrarle i soldi ritirati allo sportello. Solo che stavolta il malcapitato di turno, il gioielliere 68enne C. S., estrae la pistola dalla fondina e fa fuoco. Sei, sette volte. A terra, davanti a un deposito di bibite gestito da alcuni parenti del commerciante di preziosi, tra via Alveo e corso Resina, restano i corpi senza vita dei malviventi. Si tratta di Bruno Petrone, 53 anni, residente nel quartiere Secondigliano, e Luigi Tedeschi, 51 anni, originario del rione Sanità. Entrambi con precedenti specifici.
Nel giro di pochi minuti, arrivano i carabinieri della compagnia di Torre del Greco e il pm Antimafia Pierpaolo Filippelli per ricostruire la dinamica dei fatti e calmare gli animi dei parenti dei criminali freddati nel tentativo di fuggire. Addosso a uno dei due, il medico legale trova ancora i 5mila euro che si era fatto consegnare sotto la minaccia di un revolver giocattolo privo del tappo rosso.
«Ho avuto paura per la mia vita e ho sparato. Mi hanno puntato la canna in faccia e ho premuto il grilletto, ma non l'ho fatto per soldi», si è giustificato, balbettando, C. S. ai militari e al sostituto procuratore Filippelli. Un interrogatorio, il suo, dalla difficile gestazione perché in evidente stato confusionale. Solo dopo un paio d'ore, il pubblico ministero è uscito dalla tenenza dei carabinieri di Ercolano contestandogli il reato di eccesso colposo di legittima difesa. E, mentre il leader della Lega esprimeva solidarietà al negoziante finito sott'inchiesta («Io sto con il gioielliere», ha scritto Matteo Salvini su Twitter) i parenti dei rapinatori hanno inscenato una violentissima protesta contro il commerciante «assassino» e le forze dell'ordine. «Ha sbagliato anche lui e deve pagare», ha sbraitato la moglie di uno dei banditi. «Te lo porti sulla coscienza, non devi più dormire la notte per quello che hai fatto. Hai la coscienza sporca», ha continuato a urlare davanti alle telecamere frattempo accorse in via Alveo. Un altro parente, trattenuto a stento dal cordone dei carabinieri, si è invece augurato la «distruzione dell'Italia» perché è vero che «chi sbaglia paga», e il suo congiunto «ha sbagliato», «ma non si può ammazzare a sangue freddo per pochi soldi».
È probabile che il gioielliere ) possa essere stato segnalato a Petrone e Tedeschi all'uscita della banca grazie alla tecnica del filo di lana che consente di «segnalare» un cliente in possesso di una grossa somma di denaro ai complici in attesa in strada. L'uomo, ignaro di essere seguito a breve distanza dai due rapinatori in sella a uno scooter, è salito in auto e ha guidato per qualche chilometro. Solo quando si è fermato nel piazzale della piccola azienda di bibite, è stato affrontato dai criminali armati della pistola giocattolo, un'«arma» identica a quelle vere. Il gioielliere ha dapprima consegnato il denaro e poi ha reagito aprendo il fuoco mentre i due fuggivano. I corpi dei malviventi sono stati ritrovati a circa venti metri di distanza.
Il 68enne aveva rinnovato da poche settimane il porto d'armi. È un commerciante molto noto e stimato nella città degli Scavi. Un uomo che ora dovrà convincere i giudici di aver premuto il grilletto solo per difendersi. Non poteva sapere che la pistola dei rapinatori fosse finta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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