Roma È un Matteo Renzi a metà strada tra il vecchio Massimo D'Alema, quello che diceva di non leggere i giornali ma si arrabbiava quando gli stessi lo attaccavano, e il Beppe Grillo che nel suo blog mette alla gogna i giornalisti che criticano il suo movimento. Una Lepolda poco rottamatrice e molto governativa quella andata in scena ieri a Firenze. Tutta giocata in difesa (e non poteva essere altrimenti in piena bufera sulle banche). In continuità con l'intolleranza, molto diffusa tra i politici italiani di tutte le ere e colori, nei confronti dei media non allineati. Poco in sintonia persino con il suo popolo che ha ignorato la votazione ella «Top 11 delle balle contro il governo Renzi». Sul palco due volti giovani. Politici renziani fedelissimi. Il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto e Ottavia Soncini, vicepresidente del Consiglio regionale dell'Emilia Romagna, hanno lanciato la votazione online del sondaggio «Scegli il peggior titolo di giornale». La scelta era ristretta a 11 prime pagine selezionate dallo staff e presentate in video ai partecipanti della kermesse, visionabili sul sito della Leopolda. Sei titoli del Fatto Quotidiano, quattro di Libero, uno del Giornale. Tutti su questioni di merito: tasse, riforma del lavoro, legge di stabilità e scuola. In ordine di voti ottenuti: «Immigrati in cattedra e lezioni porno all'asilo» (Libero). «Renzi si arrende a Landini» (Libero) o «Landini è l'antirenzi» (Il Fatto). Renzi che «distrugge la sinistra» con la riforma del lavoro. «Le Grandi riforme, insegnanti deportati, Jobs act Fuorilegge». Poi «tutte le tasse della manovra» (Libero) e il «Tanto rumore per nulla», che il Giornale dedicò all'approvazione della riforma del lavoro. Una scatola vuota che rinviava gran parte dei temi caldi ai decreti attuativi. Niente di devastante. Dissenso british in confronto alle bordate che i media dedicavano ai governi di centrodestra. Se il premier pensava di mobilitare masse sulla difesa del governo attaccato da tre giornali, la missione è fallita. Ieri sera i voti registrati dal sito erano poche decine. Meno di mille voti totali. Poco per una manifestazione promossa da un leader politico fino a poco tempo fa imbattibile nei sondaggi. Numero di click irrilevante persino per un sito internet di una piccola azienda, figuriamoci per un partito che dovrebbe rappresentare milioni di italiani. Intorno alle 19,30 il titolo vincitore del sondaggio, quello sull'immigrazione, aveva raccolto 265 voti. Il post di un teenager su Facebook raccoglie in media più like. La prima pagina del Giornale appena 37 voti, pari merito con un titolo del Fatto che mette in dubbio la ripresa dell'occupazione. Se si volesse dare un valore al dato bisognerebbe dire che il popolo renziano non vede il paese con le lenti rosa del premier. Solo 11 voti al titolo sulle «Tasse, il piano che non esiste». Pochi eroi, in difesa della politica fiscale del governo.
Un errore, fatto cercando di ricalcare iniziative del blog di Grillo, era una delle interpretazioni che circolavano ieri. Oppure - altra lettura - un avvertimento rivolto agli altri quotidiani, un modo poco elegante per dire: un posto sul palco-gogna della Leopolda si trova per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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