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Il giorno della verità per gli sfollati: i sensori decidono se torneranno a casa

Toti: «Valutiamo i rientri». Il dirigente del Mit indagato ai pm: «Non c'entro»

Il giorno della verità per gli sfollati: i sensori decidono se torneranno a casa

Genova Nessun «legame» con il progetto di retrofitting (restauro e ammodernamento, ndr) ma una vicenda, quella di ponte Morandi e del coinvolgimento nell'inchiesta sul crollo, per la quale si dichiara estremamente provato. C'è questo nelle parole di Bruno Santoro, dirigente della prima divisione della Direzione generale del Mit e primo tra gli indagati fino ad ora interrogati ad aver risposto, ieri, alle domande dei magistrati genovesi nell'inchiesta sul disastro di Genova.

A 47 giorni dalla tragedia, con la città in attesa di certezze per il futuro, sul fronte dell'inchiesta l'occhio della magistratura è rivolto a ricostruire il passato, quello immediato e quello più remoto, ed eventuali responsabilità e cause del crollo.

Bruno Santoro, assistito dai suoi avvocati Maurizio Mascia e Gennaro Velle, ieri mattina è stato sentito per oltre 2 ore. Davanti al pm Massimo Terrile ha chiarito le sue competenze. «Io con il progetto di retrofitting non c'entro nulla», ha detto in riferimento ai lavori di ristrutturazione delle pile 9 e 10, mai partiti, e che dovevano servire a consolidare la struttura ammalorata.

Prima di lui, delle sei persone convocate nelle settimane scorse tra cui per il comitato tecnico del Provveditorato alle Opere Pubbliche il dirigente Salvatore Bonaccorso, Giuseppe Sisca e Mario Servetto, Antonio Brencich, ex membro della commissione ispettiva del Mit, il direttore del primo tronco Stefano Marigliani e l'ex direttore Riccardo Rigacci, tutti si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Santoro ha spiegato di essere arrivato alla Divisione 1 quando ormai l'iter di approvazione del progetto di retrofitting era già concluso, un programma di ristrutturazione che non è mai passato, secondo l'ingegnere, dalla Divisione 1 e del quale lui stesso aveva potuto prendere visione soltanto dopo la nomina in commissione speciale. I suoi legali hanno chiarito che le sue dimissioni dalla commissione ispettiva sono state rassegnate appena ricevuto l'avviso di garanzia e che l'ingegnere non ha mai avuto consulenze da Autostrade.

Mentre la città aspetta novità sui tempi di demolizione e ricostruzione è da un occhio elettronico, quello dei sensori installati su ponte Morandi, che si attendono riscontri, dopo il week end, sulla stabilità attuale dei due tronconi, in particolare quello ad ovest sopra le case della zona rossa di Certosa per chiarire se sarà possibile il rientro nelle abitazioni e il recupero degli effetti personali.

Nel fine settimana è iniziata la raccolta dei dati provenienti dai sensori e dai risultati, come aveva spiegato il governatore ligure Giovanni Toti, si capirà «quanta sicurezza c'è e cominceremo a stabilire i piani di rientro, augurandoci che sia possibile».

Fuori dalla zona rossa, invece ieri a fare ritorno a casa è stato Gianluca Ardini, l'ultimo ferito nel disastro ancora ricoverato, che è stato dimesso dall'ospedale San Martino per tornare dalla compagna e dal piccolo Pietro, suo figlio, nato 17 giorni fa.

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