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Giudici e alberi di carrube fermano la prima opera del Pnrr

Il Tar stoppa il nodo Bari Sud dopo il ricorso degli ambientalisti. Persi 205 milioni finanziati dal piano

Giudici e alberi di carrube fermano la prima opera del Pnrr

Vincono gli ambientalisti. Uno a zero. Gli alberi di carrube e mandorli sono salvi. Nessuno li abbatterà. Nessun binario verrà posato sul piccolo insediamento archeologico delle Lame di San Giorgio, nel barese. Le ruspe sono ferme. Il nodo ferroviario di Bari Sud non si farà. L'alta velocità può rallentare. A scriverlo nero su bianco è il Tar della Puglia nelle 55 pagine della sentenza. È la prima opera del Pnrr ad essere bloccata dopo la denuncia di un gruppo di ambientalisti che, per tutelare l'habitat, hanno presentato ricorso al Tar. Che ha accolto l'istanza. Bloccando un'opera da 406 milioni di cui più della metà, 205, finanziati attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Soldi che ora rischiano di essere persi. Per sempre. Inghiottiti dalla burocrazia e dai tribunali. Rfi dovrà rassegnarsi e, con lei, anche il ministero della Cultura, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, quello della Transizione Ecologica insieme alla Soprintendenza Archeologia delle Belle Arti e quella Speciale per il Pnrr, il ministero dell'Economia e delle Finanze e quello della Difesa. Tutti piegati da un gruppo di cittadini agguerriti che da anni lottano per fermare il cantiere avviato nel 2019. L'area espropriata dovrà essere riconsegnata e le transenne con i cartelli dei lavori in corso dovranno essere rimossi. È il tardo pomeriggio di ieri quando in redazione arriva la chiamata dell'avvocato Giacomo Sgobba che, insieme ad altri legali, ha seguito il caso. È euforico: «Abbiamo vinto! Abbiamo bloccato la prima opera del Pnrr, chi lo avrebbe mai detto. È una sentenza storica». L'euforia è contagiosa, anche gli ambientalisti del Comitato per la tutela delle Lame non stanno più nella pelle. Maria Teresa Fatone è felice: «Finalmente possiamo stare tranquilli, avevamo ragione» ci dice al telefono. Lei, insieme ad altri cittadini, hanno vinto la battaglia contro l'opera prevista fin dal 2001 che avrebbe dovuto attraversare le Lame di San Giorgio, un lembo di terra a pochi chilometri da Bari, popolato da alberi secolari e orchidee selvatiche. Pochi chilometri di terra che per la Regione Puglia e la Soprintendenza non erano degni di tutela. Ma per gli ambientalisti e il Tar, invece, sì. E la sentenza ora mette in crisi la spendibilità di quei soldi. A schierarsi contro il progetto anche il sindaco grillino di Noicattaro Raimondo Innamorato. Che festeggia per la vittoria. La comunicazione è affidata al suo legale Fabrizio Lofoco: «È un risultato eclatante, era un progetto illegittimo che non poteva essere fatto perché non c'era alcuna autorizzazione paesaggistica. Il comune di Noicattero tutela il suo ambiente. Non bisogna fare a tutti i costi perché ci sono di mezzo i soldi del Pnrr, bisogna rispettare le leggi e il territorio». Un pericoloso precedente. L'opera si aggiunge al lungo elenco delle infrastrutture bloccate nel tempo. A Melendugno, in provincia di Lecce, la tutela degli ulivi aveva quasi convinto il tribunale a fermare il gasdotto della Tap. Sulla linea ferroviaria Adriatica la tutela della nidificazione degli uccelli fratini e del rospo smeraldino ha rimandato il raddoppio dei binari tra Termoli e Lesina. Il progresso dovrà attendere.

Chissà per quanto.

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