La sempre più scricchiolante maggioranza gialloverde si avvicina a una data spartiacque: il 6 agosto, in Senato, si terrà il voto decisivo sul decreto Sicurezza bis. Provvedimento di Matteo Salvini e del suo ministero dell'Interno, nonché provvedimento sul quale l'alleanza Lega-M5s si può rompere definitivamente, facendo cadere il governo. In tutto questo, da giorni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, sta attentamente valutando le sue dimissioni e un eventuale voto anticipato a inizio 2020.
L'esponente di punta del Carroccio avrebbe, insomma, congelato il suo addio all'esecutivo, aspettando l'esito del voto a Palazzo Madama: se i pentastellati dovessero giocare uno scherzetto, e non approvare il decreto del Viminale, molto probabilmente darà il proprio addio. Dando il "la" alla crisi di governo e alle elezioni, probabilmente a febbraio 2020.
Il Corriere della Sera scrive che Giorgetti avrebbe anche già esposto al Quirinale le sue perplessità-convinzioni circa le difficoltà del governo gialloverde, ormai annaspante. E così se in Aula dovesse arrivare la bocciatura al decreto – il Senato la maggioranza è risicata e non tutti i senatori 5 stelle potrebbero votare "sì" – ecco che si arriverebbe al punto di non ritorno.
Con una Lega che, scrive sempre il Corriere, potrebbe anche accettare una crisi pilotata per scrivere e licenziare la Legge di Bilancio – con un governo di minoranza guidato sempre dal premier Giuseppe Conte – in cambio della garanzia di un ritorno alle urne nei primissimi mesi dell'anno nuovo: come detto, non oltre febbraio.Questa, insomma, la riflessione attribuita a Giorgetti dal quotidiano di via Solferino: il 6 agosto si avrà la prova del nove, che rischia di tramutarsi però in una resa dei conti all'interno della maggioranza.
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