«La prima cosa in assoluto che farei da premier è approvare un Freedom of information act, per puntare alla trasparenza totale» aveva detto Matteo Renzi nel novembre 2013. Un impegno ribadito al momento del suo insediamento quando annunciò «una rivoluzione tale per cui ogni cittadino possa verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante».
La promessa per il momento non è stata rispettata. E adesso 32 associazioni della società civile italiana alzano il pressing e gliene chiedono conto. A «Digital Venice» è stato presentato un progetto chiamato #FOIA4ITALY sulla trasparenza della Pa. «Nel nostro Paese le informazioni non sono conoscibili da tutti: ciascuno può avere accesso soltanto ai documenti per i quali nutra un interesse diretto, concreto e attuale nell'ambito di un procedimento amministrativo che lo riguardi» scrive sul suo blog, l'avvocato Ernesto Belisario, uno dei registi dell'operazione. «Ma la cosa più grave è che la legge giudica inammissibili le richieste di accesso agli atti amministrativi preordinate a un controllo generalizzato dell'operato. Si tratta di una norma superata, figlia di una filosofia anacronistica. L'Italia, infatti, è uno dei pochi paesi in cui non è ancora vigente un Freedom of information act (in sigla, Foia). Si tratta di una legge che garantisce a tutti i cittadini l'accesso agli atti della Pa. Con il Foia il meccanismo è rovesciato: non è più il cittadino a dover dimostrare il proprio interesse a conoscere un determinato documento («need to know»), ma è l'amministrazione se intende negare l'accesso a dover provare l'esistenza di ragioni (previste per legge) che impediscano di soddisfare la richiesta del cittadino («right to know»)».
Nel mondo sono oltre 90 i Paesi ad aver adottato una misura che consente trasparenza, rende più difficile la corruzione e permette ai cittadini di verificare nel dettaglio come vengono spesi i propri soldi. Alcuni esempi? La Casa Bianca ogni anno pubblica tutti i nomi dei suoi dipendenti e la loro retribuzioni. In Gran Bretagna l'Independent Parliamentary Standard Authority ha una pagina che dà accesso a ogni singola ricevuta per ogni singola spesa di ogni singolo parlamentare. In Irlanda il governo sta procedendo all'abolizione della tassa di 15 euro prevista per i costi di ricerca, recupero e copia di quelle richieste che necessitano più di 5 ore di lavoro.
In Italia sono stati compiuti alcuni passi in avanti, ma l'interlocuzione con le amministrazioni è faticosa, le resistenze fortissime e non bisogna sottovalutare il surplus di difficoltà che si incontra quando ci si trova a dover fare i conti con gli organi costituzionali (Quirinale; Camera e Senato; Corte Costituzionale, magistratura) oltre alle società municipalizzate. Per questo le 32 associazioni stanno passando dalle parole ai fatti, «non limitandosi a ricordare a Renzi la promessa fatta, ma prendendo l'iniziativa e fornendo un testo in cui è descritta la trasparenza che vorremmo». Con l'augurio che Palazzo Chigi e il Parlamento italiano raccolgano davvero la sfida. Nel frattempo nuove nubi tornano ad addensarsi sulla tenuta dei conti pubblici. «Altro che ottanta euro. È pronta una nuova manovra lacrime e sangue» dice Maurizio Gasparri. Un'indiscrezione rilanciata in serata anche dal TgLa7.
«Renzi parla ma la realtà avanza inesorabile» insiste Gasparri. «Da ambienti del ministero dell'Economia e da ambienti Ue la conferma è puntuale: ci si avvia a una nuova manovra da più di 20 miliardi con un nuovo spaventoso conto per le famiglie italiane».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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