Il governo mette una toppa ai disastri bancari di Renzi

Gaffe ed errori, soltanto alla fine arriva l'ok dell'Ue Brunetta: "Saremo responsabili, ma non conniventi"

Il governo mette una toppa ai disastri bancari di Renzi

Salvataggio su un crinale strettissimo e pieno di insidie, vista l'ambiguità delle leggi e una serie di errori inanellati uno dietro l'altro dal governo. Poteva andare a finire male insomma e la colpa sarebbe ricaduta interamente su Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan. Poi, però, è arrivato il decreto, insieme a un via libera della Commissione europea. Merce rara per il Belpaese. «Evitato un fallimento disordinato e un vero e proprio spezzatino», ha commentato il premier. Sul fronte politico, Forza Italia ha criticato ferocemente nel merito il decreto per liquidare Veneto Banca e Popolare di Vicenza. «Padoan sulle banche ha sbagliato tutto», ha agito «da solo facendo il male del Paese, in modo irresponsabile e inaccettabile. E questo decreto domenicale, fatto in fretta e furia in una giornata elettorale e con la pistola puntata alla testa dai mercati, ne è la palese dimostrazione», ha commentato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Il centrodestra ha chiesto che il ministro vada andare in Parlamento a riferire.

Ma gli azzurri, come era già successo per Mps, non faranno le barricate su una legge che serve a superare un'emergenza. «Forza Italia sarà responsabile, ma non può essere più in alcun modo connivente con una gestione così clamorosamente inadeguata della cosa pubblica».

Insomma, comunque la si pensi sul salvataggio delle banche, il governo quasi tecnico guidato da Paolo Gentiloni è inciampato su vari errori tecnici. Uno ha fatto sobbalzare la Bce (Francoforte aveva dato il via libera alla liquidazione due giorni fa, pensando che il decreto fosse pronto). Ma paradossalmente ha incassato una vittoria politica.

Niente da sbandierare alle elezioni (i salvataggi bancari non sono materia per campagne elettorali), ma dentro il campo della sinistra la coppia Padoan/Gentiloni ha rotto l'incantesimo iniziato quando il governo di Matteo Renzi ha iniziato a perdere consensi proprio sulle banche. Quasi facendo dimenticare le vicende di Banca Etruria e del ministro Maria Elena Boschi.

Talmente abituati a perdere sulle banche, gli italiani, che ieri sera erano circolate voci su una bocciatura senza appello del decreto da parte della Commissione europea. Invece, a poche ore dal Consiglio di ministri, l'esecutivo Ue ha dato il suo via libera al piano di salvataggio di Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca. «Gli aiuti di Stato sono necessari per evitare una conseguenza economica in Veneto per la liquidazione delle banche», ha commentato la commissaria Margrethe Vestager. Senza l'intervento pubblico, hanno considerato i tecnici dell'esecutivo comunitario, decine di migliaia di piccole aziende della regione sarebbero state in difficoltà. Operazione necessaria anche a «togliere dal settore bancario italiano 18 miliardi di crediti inesigibili».

Premiato il metodo Padoan, spiegavano ieri fonti della maggioranza. In altre parole, il ministro dell'Economia si conferma il garante di Bruxelles e mantiene l'abitudine di concordare i provvedimenti potenzialmente problematici direttamente con le istituzioni europee.

È andata bene con la manovrina e ieri anche sulla liquidazione delle banche venete. Ora si apre la trattativa sui conti del 2018.

Contro l'operazione, a sinistra, si sono espressi Pippo Civati e Stefano Fassina: «Il governo regala a Banca Intesa gli asset buoni e profittevoli e carica sulle spalle dei contribuenti i rischiosissimi Npl, oltre al costo degli esuberi che potrebbero arrivare a oltre 3mila, potenzialmente fino a 17 miliardi di euro». Silenzio da Pd e Mdp. Il movimento di Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema ha in Padoan un riferimento importante. Il Pd, invece, un concorrente.

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