Il governo rincorre Grillo: al via il Reddito di inclusione

Nato per imitare il sussidio "di cittadinanza" dei M5S. Dal 2018 fino a 450 euro al mese per 400 mila famiglie

Il governo rincorre Grillo: al via il Reddito di inclusione

Nato ai tempi del governo Renzi, contiene nella denominazione il complemento che lo distingue dalla versione grillina. Il Reddito di inclusione, approvato ieri in via definitiva dal consiglio dei ministri, non è quello «di cittadinanza» del Movimento 5 Stelle perché, appunto, mira a includere chi si trova ai margini della società perchè sotto la soglia di povertà. È la nuova versione del Sia, sostegno all'inclusione attiva. Che copriva una platea meno ampia e non conteneva l'altra parola magica, «reddito».

Insomma, quella varata ieri dal Consiglio dei ministri è una misura sociale ideata per motivi politici e portata a termine con tempi e modalità che fanno pensare alla prossima campagna elettorale.

Ed infatti entrerà in vigore nel 2018, proprio a ridosso del voto, il sussidio mensile da 190 a 490 euro destinato in particolare alle famiglie con figli. Potrà durare al massimo 18 mesi.

La differenza con il reddito per tutti - proposta dell'estrema sinistra oggi fatta propria dal Movimento 5 stelle - è che i destinatari devono aderire a un «progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all'affrancamento dalla condizione di povertà». Una via di mezzo tra l'assistenza e le politiche attive per il lavoro, insomma.

Gran parte delle polemiche si sono concentrate sulla platea interessata. Sono, in teoria, 400 mila famiglie, pari a 1,8 milioni di persone. Per il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, è uno «strumento parziale e tardivo. Solo un pannicello caldo contro dramma povertà». Quelli del Rei sono «Importi vergognosi. Anche la platea è a dir poco insufficiente», ha protestato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

A favore i sindacati. «Un provvedimento importante. Ma servono maggiori risorse e servizi sociali moderni per sostenere le famiglie ed i più deboli», secondo la segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Non è la soluzione definitiva al problema», ma «alla demagogia e alle parole rispondiamo con azioni e misure concrete», è la replica alle critiche della sottosegretaria alla Presidenza, Maria Elena Boschi.

Il sociologo Domenico De Masi, intervistato dall'Adnknoros, ha dato un'interpretazione diversa. «Si fa soltanto per motivi di contrasto tra partiti, per inseguire i 5 Stelle». Giusto il principio, troppo complessa la procedura per ottenere il Rei.

Tra i requisiti, un Isee, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. È possibile lavorare, ma non cumularlo con un ammortizzatore sociale.

Oggi si apre un altro capitolo, quello delle pensioni. Riprende il confronto con i sindacati. Dalla maggioranza arrivano pressioni per allentare i cordoni della borsa, con finalità elettorali. Tra le misure allo studio, una maggiore rivalutazione delle pensioni rispetto all'inflazione. I sindacato torneranno all'attacco sull'aumento a 67 anni dal 2019.

Il decreto per adeguare l'età pensionabile alle aspettative di vita è atteso per settembre. Il governo sta studiando delle misure per favorire i nati dopo il 1980. In ballo anche l'allargamento dell'Ape e la cosiddetta Ape-rosa, cioè un anticipo allargato ad alcune categorie di donne.

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