La grande sfida delle nostre ragazze libere

La grande sfida delle nostre ragazze libere

Il prezzo che paga l'Italia è il futuro. Giovani, belle, pulite, piene di sogni concreti, lontane dalle solite lamentele. Trentenni dalla faccia normale, che si costruiscono una vita, fuori dal nostro Paese. Valeria Solesin, uccisa dai terroristi nella notte del Bataclan, scherzava: «Non sono ancora un cervello, ma sono già in fuga». Lei studiava sociologia alla Sorbona, si occupava di bambini, di famiglia, e girava tra i clochard di Parigi. Fabrizia Di Lorenzo era a Berlino dal 2013. In Italia aveva preso la laurea, la specializzazione, il master, e poi se n'era andata. Prima aveva lavorato alla Bosch, poi in una azienda di trasporti. Nell'ultimo tweet aveva postato un video da La meglio gioventù, in cui un prof universitario dice a uno studente che «promette bene»: «Ha qualche ambizione? E allora vada via, lasci l'Italia... Qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri» (chissà che cosa penserà il ministro Poletti, saranno state anche loro, ragazze come Valeria e Fabrizia, «gente che è bene non avere tra i piedi»?). Fabrizia e Valeria, ragazze d'Italia e dell'Occidente: perfette, per i terroristi. Colpendo loro, hanno colpito il bersaglio. Ragazze libere: di scegliere, di crearsi da sé, di viaggiare, di lavorare, di vivere in un mondo diverso ma, per loro, non straniero. Ragazze indipendenti, fiduciose, serie, coraggiose. Ragazze che i terroristi odiano. Perché sono tutto l'opposto del loro mondo chiuso, intollerante, violento, cieco, senza speranza. Un mondo mostruoso, in cui le donne non devono essere libere.

Questo mondo mostruoso ci ha colpito di nuovo, e ci colpirà ancora. Perché vuole distruggere ragazze come Fabrizia e Valeria. Loro però, e le altre ragazze d'Italia e dell'Occidente come loro, continuano a sfidarlo, e a fargli paura.

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