La grazia di Mattarella anche alla guardia giurata che sparò ai ladri in fuga

Zen era stato condannato a 9 anni e mezzo per omicidio. Liberi pure il parricida Finotello e due donne

La grazia di Mattarella anche alla guardia giurata che sparò ai ladri in fuga
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Il caso più doloroso è quello di Gabriele Finotello, 34enne di Porto Viro che a febbraio 2021 ammazzo il padre, Giovanni, al culmine di una lite in casa, dopo anni di violenze domestiche. Quello più celebre invece riguarda forse Massimo Zen, la guardia giurata oggi 54enne che nel 2017 sparò al giostraio Manuel Major che fuggiva su una Bmw a Barcon di Vedelago, in provincia di Treviso, uccidendolo. Sono quattro i provvedimenti di grazia concessi da Sergio Mattarella (nella foto), che porta così a 31 gli atti di clemenza firmati nel suo secondo mandato (dopo i 35 del primo settennato). Oltre a Finotello e Zen, infatti, il Capo dello Stato ha concesso la grazia anche alla 53enne Patrizia Attinà e ad Ancuta Strimbu, 39 anni.

Finotello per la morte del padre era stato condannato a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario. Da ieri è libero: la grazia ha estinto i 4 anni e 3 mesi ancora da scontare. Le cronache dell'epoca raccontarono di un contesto di violenze domestiche che avrebbero subito sia Gabriele sia sua madre, e proprio quei "ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari", oltre alle condizioni di salute del detenuto e alla sua condotta carceraria, sono state tenute in conto da Mattarella nella sua decisione.

Zen, invece, si trovò davanti l'auto con i tre banditi che avevano appena svaligiato un bancomat in un paesino del Trevigiano. Provò a tagliare la strada ai malviventi, e sentendosi minacciato sparò tre volte, centrò alla testa il 43enne Major e lo uccise. Al processo, i giudici non credettero alla legittima difesa, anzi lo condannarono per omicidio volontario a 9 anni e mezzo. Condanna divenuta definitiva a giugno 2023. Anche qui il Quirinale ha tenuto conto dell'intervenuto risarcimento del danno, oltre che delle condizioni di salute precarie di Zen. Per lui, la grazia è parziale: Mattarella gli ha accorciato di 3 anni e 3 mesi la pena residua, lasciandogli meno di 4 anni da espiare: un limite che permette al Tribunale di sorveglianza di valutare l'affidamento in prova ai servizi sociali.

Gli altri due provvedimenti riguardano due donne e due vicende umane e giudiziarie meno eclatanti, almeno per la cronaca. Patrizia Attinà, 53 anni, era stata condannata per una serie di furti ed estorsioni compiuti tra il 2012 e il 2016 a due anni e otto mesi di reclusione. Le restavano da scontare ben due anni, ma l'intera pena residua è stata cancellata da Mattarella, che nel suo caso, spiega il Quirinale, ha considerato anche il lungo tempo trascorso dalla commissione dei reati, le difficili condizioni di vita e di salute della detenuta e il fatto che la vittima del reato più grave le avesse concesso il perdono.

Infine Ancuta Strimbu, 39 anni e una pesante condanna a nove anni, sette mesi e diciassette giorni di reclusione per estorsione e reati connessi agli stupefacenti.

La grazia parziale di Mattarella le toglie un anno e mezzo di pena residua, permettendole come per Zen di scendere sotto la soglia che le consente l'affidamento in prova, aveva sulle spalle quasi dieci anni per estorsione e reati di droga: la grazia riduce di un anno

e mezzo la pena residua, lasciandola sotto la soglia per l'affidamento in prova ai servizi sociali, dove peraltro Strimbu stava già scontando la pena della sua prima condanna prima che la seconda la rispedisse in carcere.

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