Gregoretti, risiko infinito al Senato per rinviare il voto sul Capitano

Show in Aula, tra «supercazzole» e «dizionario Zingaretti»

Gregoretti, risiko infinito al Senato per rinviare il voto sul Capitano

Un rompicampo che pare impossibile da sbrogliare. La semplice questione se rinviare o meno il voto per consentire il processo a Salvini nel caso Gregoretti, ora è un rebus per solutori esperti. E il centrodestra ha mostrato di averne in squadra qualcuno: da giorni la maggioranza è inchiodata, la forza dei numeri vanificata da quella delle regole.

La missione dei giallorossi pareva semplice: rinviare il voto sull'immunità al leader della Lega a dopo il voto in Emilia, convinti che il ricorso all'arma giudiziaria per eliminare il nemico finirebbe per rafforzarlo nelle urne. C'era solo un problema da risolvere: il calendario della giunta per le immunità del Senato era stato deciso all'unanimità già in dicembre, con il voto sul capo leghista fissato per il 20 gennaio. I giallorossi erano convinti di cavarsela invocando lo stop dei lavori del Senato deciso in occasione del voto regionale, un «fermo» che blocca anche le commissioni. Ma la giunta per le immunità è una commissione? Maurizio Gasparri che la presiede è convinto di no e tira avanti con i lavori. La maggioranza gioca allora un'altra carta: invoca l'assenza di due dei propri componenti (Mario Giarrusso e Pietro Grasso) chiedendo che non si voti in loro assenza, ma la missione istituzionale si conclude già oggi e domani i due torneranno in Italia. Gasparri, regolamento alla mano, blocca tutte le manovre dilatorie della maggioranza. Scoppia la bagarre, con abbandono della giunta da parte della maggioranza in segno di protesta.

Oggi il nuovo atto: la questione passa all'aula e il centrodestra ottiene che sia sottoposta alla giunta per il regolamento del Senato, dove conta una maggioranza di sei componenti contro quattro. I giallorossi insorgono nuovamente e in aula scoppia una nuova rissa. Con accenti decisamente coloriti. il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, apostrofa Pd e M5s citando una famosa espressione del film Amici miei: «Neanche la supercazzola sapete inventarvi». Il presidente del Senato Elisabetta Casellati lo invita a moderare il linguaggio. Roberto Calderoli difende il collega e sostiene che l'espressione sia stata sdoganata perché compare sul dizionario ma incappa in un divertente lapsus sul nome dello Zingarelli: «È nello Zingaretti».

Il finale è materia per azzeccagarbugli. La maggioranza chiede che la composizione della giunta per il regolamento venga riequilibrata. Oggi la presidente Casellati dovrebbe invitare un senatore del Misto (Loredana De Petris) e uno delle Autonomie (Julia Unterberger), poi si deciderà. Ma l'esito sarà appeso all'abilità nel formulare i quesiti messi al voto, perché un pareggio equivale a un «no».

Alla fine i giallorossi potrebbero bloccare tutto lunedì. Ma di sicuro il centrodestra avrà dimostrato che non hanno il coraggio delle loro idee: vogliono processare Salvini, ma senza che gli elettori possano giudicarli nelle urne per questa scelta.

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