Una lettera al presidente della Repubblica perché non firmi la legge e la rispedisca in Parlamento. È una bordata pesante contro il biotestamento quella che parte dal mondo cattolico nella forma di una missiva inviata a Sergio Mattarella. Nel testo - firmato fra gli altri dall'avvocato Mauro Ronco, presidente del centro studi Livatino, dal professor Massimo Gandolfini, presidente del comitato Difendiamo i nostri figli e da monsignor Massimo Angelelli, responsabile Ufficio pastorale sanitaria della Cei - gli autori mettono in rilievo il «pregiudizio che l'applicazione delle norme sulle Dat», le disposizioni anticipate di trattamento, «reca agli istituti sanitari religiosi o comunque di orientamento cattolico, nel quadro dei rapporti fra la Repubblica italiana e la Chiesa cattolica».
Siamo, a sentire i rappresentanti di queste realtà, oltre il limite della Costituzione. E per questo Mattarella viene invitato a valutare «l'ipotesi di rinviare il testo alle Camere con messaggio motivato».
Insomma, la legge appena varata fra squilli di tromba scontenta la sensibilità di tante istituzioni che si muovono dentro il mondo della sanità. Un episodio chiarirebbe dove si va a parare: nel corso di un'audizione al Senato, la relatrice del disegno di legge Emilia De Blasi ha spiegato che se dovessero sorgere conflitti sul tema spinosissimo dell'obiezione di coscienza, la soluzione sarà quella di togliere le convenzioni alle strutture ospedaliere di ispirazione cattolica. Certo, una frase non può imbrigliare la norma, ma indica comunque una tendenza che forse è stata sottovalutata nelle interminabili discussioni dei mesi scorsi. E allora le diverse sigle che hanno trovato la comune ispirazione - dall'Aris, Associazione religiosa istituti sanitari, all'Amci, l'Associazione medici cattolici italiani, prevedono un vero e proprio terremoto dagli effetti devastanti. Salterebbe l'accreditamento per ospedali importantissimi: il Policlinico Gemelli, il Bambin Gesù, il Fatebenefratelli, il Cristo Re, il Campus Bio-Medico, la Fondazione Maugeri, la Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, altre cento strutture circa presenti sul territorio nazionale.
Ma tutto questo costituirebbe una violazione dell'articolo 7 della Costituzione, quello che regola i rapporti fra Stato e Chiesa e richiama i Patti Lateranensi. Si vedrà. Ma la questione sul tappeto non può essere risolta con un'alzata di spalle.
Se un medico ritenesse di «non sospendere l'alimentazione e l'idratazione con ausili», gli sarebbe negata la chance dell'obiezione e se la struttura dovesse allinearsi allo specialista ecco che scatterebbe la tagliola sull'accreditamento.Scenari forse estremi. Ma dopo i proclami sulle misure di civiltà dei primi giorni, il disagio cresce. E diversi spezzoni del mondo cattolico si preparano ad una battaglia che si annuncia lunga.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.