Roma Organici gonfiati subito prima dello stato di crisi, dirigenti derubricati a poligrafici per accedere ai prepensionamenti: nelle ristrutturazioni del Gruppo editoriale L'Espresso (e della sua consociata pubblicitaria Manzoni SpA) sarebbero emerse una serie di anomalie, sulle quali è in corso un'indagine dell'Inps.
A raccontarlo, ieri, il Fatto Quotidiano che spiega come - sulla base di segnalazioni «anonime» ma «dettagliate» arrivate via mail - il direttore generale dell'ente previdenziale, Massimo Cioffi, abbia chiesto al ministero del Lavoro di far luce, attraverso una serie di ispezioni e verifiche, sulle operazioni interne al gruppo che avrebbero preceduto le due ristrutturazioni degli ultimi anni.
Per l'editoria sono tempi duri, tra crollo delle copie vendute per i giornali e continua contrazione delle entrate pubblicitarie. E il gruppo debenedettiano non fa eccezione: l'utile netto, negli ultimi due anni, è passato da 24,6 milioni nel 2015 a 14 nel 2016. Così l'azienda è corsa ai ripari: «Tra il 2011 e il 2015 ricorda Il Fatto Quotidiano sono stati concessi per decreto al gruppo editoriale L'Espresso e alla Manzoni Spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà». Qualcosa però non torna: in quegli anni, il Gruppo L'Espresso ha chiesto 117 esuberi, con conseguente messa in cassa integrazione straordinaria e richiesta di prepensionamenti. Ma nei mesi immediatamente precedenti sarebbero emerse dalla banca dati ministeriale ben 248 segnalazioni di inizio di attività lavorativa. L'ipotesi dell'Inps è che si tratti di lavoratori di altre società del gruppo, o «addirittura esterni», che sarebbero stati spostati e riassunti per poter usufruire delle agevolazioni di legge. «Nell'ambito dei 117 esuberi scrive Cioffi sono stati segnalati all'istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformati in quadro per poter essere prepensionati».
Una «patata bollente» per il presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo l'articolo del Fatto firmato da Cerasa, visto che «l'attuale presidente dell'ente di previdenza è anche direttore scientifico in aspettativa della fondazione della famiglia De Benedetti e prima dell'incarico era editorialista di Repubblica».
Secondo il Fatto, tra Boeri e i direttori dell'Istituto - Cioffi in testa - «è guerra aperta da quando nel giugno scorso, contro il parere del direttore generale, il presidente ha accentrato su di sé i poteri interni», e ha stabilito che entro il 2016 tutti i dirigenti dovranno decadere ed essere rinominati.
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