Nell'era della mascherina obbligatoria molta della nostra espressività è stata delegata allo sguardo. Agli occhi. Eppure proprio gli occhi, le lacrime, possono trasportare il virus.
Gaetano Cupo, medico chirurgo oculista dell'Università Campus Biomedico di Roma, ci aiuta a fare un po' di chiarezza su questo tema.
Il primo medico che ha scoperto il virus in Cina, era proprio un oculista. Lei che esperienze ha avuto con i suoi pazienti?
«Da fine febbraio si vedevano le congiuntiviti insorgere dopo due settimane dall'infezione. In alcuni di questi soggetti, dopo un paio di settimane, iniziavano queste manifestazioni oculari, nelle quali veniva isolato l'rna virale e quindi si poteva dire con certezza che l'infezione era passata dalla mucosa respiratoria, poi al sangue e infine si era localizzata a livello congiuntivale. Adesso qualcosa è cambiato, le faccio l'esempio di un paziente dello Spallanzani che è arrivato senza sintomi respiratori: aveva solamente una congiuntivite monolaterale, strana. Viene effettuato il prelievo delle lacrime dal sacco congiuntivale e a quel punto si vede che c'era la presenza dell'rna virale. La cosa che si deve ancora capire è quanto il dosaggio di questo rna nelle lacrime del sacco congiuntivale sia patogeno. Non tutta la carica patogena di un microroganismo presente in una nostra secrezione può essere capace di generare l'infezione. La possibilità di trasmetterlo però c'è ed esiste».
Oltre la mascherina dovremo indossare anche gli occhiali?
«Oltre la mascherina e i guanti sarebbe opportuno utilizzare anche degli occhiali protettivi. L'occhiale da una barriera fisica e una limitazione a portare, inavvertitamente, le mani agli occhi».
Dal punto di vista oculistico quali precauzioni suggerisce di adottare?
«In campo oculistico io consiglierei molta attenzione ai portatori di lenti a contatto. Sono la classe di popolazione oculistica che più spesso vanno incontro a congiuntiviti, perché hanno necessità di manipolare le lenti e quindi hanno un contatto con la superficie oculare, perché la lente a contatto si sporca, si sposta, secca l'occhio. In una condizione di allerta questa categoria è più esposta al pericolo di infezione».
Quindi meglio tornare agli occhiali?
«In questo periodo, finché non ci sono dati scientifici certi, è preferibile l'utilizzo degli occhiali rispetto alle lenti a contatto. Non per la lente in se, ma proprio per evitare i comportamenti di cui le parlavo prima.
Ma è importante anche la pulizia dell'occhiale, come quella di tutti gli oggetti che portiamo verso il viso, penso al cellulare, è importante e deve essere fatta costantemente. Inoltre la pulizia va effettuata con tutti i mezzi messi a disposizione dalla comunità scientifica come l'alcol o tutti i preparati che riducono la carica virale sugli oggetti in plastica».
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