Ha perso l'odio per Benjamin ma il governo resta un rebus

Ha perso l'odio per Benjamin ma il governo resta un rebus

Cresce il Likud a 36 seggi da 32, Gantz resta a 33, secondo i primi exit polls La coalizione di destra arriva a 60 seggi, Gantz arriva allo stesso numero per un eventuale coalizione, molto spuria, con Lieberman e il partito arabo, in maniera quindi molto più contradditoria e difficile. Lui, sempre lui, solo lui, nonostante un guerra che lo ha fatto sanguinare, che lo ha inseguito sul terreno giudiziario, politico, familiare, personale. Un attacco spietato che ha danneggiato anche i suoi nemici: a forza di puntare i riflettori sul PM dalla voce bassa, il passato nella migliore unità antiterrorista, l'economista che ha riportato il Paese alla crescita, lo stratega che l'ha mantenuto in pace nonostante i missili di Hamas e ha fatto crescere il consenso internazionale, Gantz ha dimenticato di disegnare un'alternativa politica. Può darsi che questo risultato liberi il Paese dall'incubo «quarte elezioni».

Gantz non è fiorito come leader, l'odio per Netanayhu è stato protagonista e ha perso, ha preso in una rete Gantz e i suoi uomini. Bibi, duro, rabbioso, forse bugiardo e certo molto interessato alla sua immunità parlamentare di fronte alle incriminazioni, è rimasto tuttavia un protagonista churchilliano, diritto in mezzo della tempesta, fedele a se stesso e alla sua ideologia. I mandati del Likud in più nonostante l'incriminazione sono un risultato doppio. Semmai Gantz decidesse di legarsi al partito arabo che ha ottenuto grandi risultati con 15 seggi, dovrà cercare di arrampicarsi sugli specchi di una contraddizione profonda, magari persino tirando dentro l'ambiguo ma ultradestro Yvette Lieberman, che con gli arabi ha un rapporto ben peggiore di Netanyahu. Il primo ministro è stato esposto alla gogna dell'opinione pubblica per tre campagne elettorali consecutive, a aprile, a settembre, adesso. Il sole non si è levato su Gerusalemme e Tel Aviv senza che i giornali radio, le tv, i titoli non gridassero contro di lui dandolo per morto politicamente. E per contro, la sua furiosa, aggressiva, offensiva contro Gantz e i suoi non ha fatto prigionieri. Gantz non ha usato le armi ideologiche di sinistra, come: ripristinare il pacifismo, appellarsi alla popolazione più povera. Niente. Ha puntato su «tutto fuorchè Bibi», sul supporto oggettivo e soggettivo magistratura, sui sigari e lo champagne. Adesso comincia la drammatica danza del governo.

Netanyahu certamente sta già cercando nelle file di «Blu e Bianco» chi voglia defenzionare e dargli quel voto in più. Gantz a sua volta può cercare di creare un governo se Lieberman rinuncia al suo giuramento di non formare un governo col partito arabo. Anche gli arabi sono galvanizzati dall'idea di poter far fuori Bibi. Gantz per altro potrebbe anche tentare di portarsi dietro un partito di estrema destra, promettendo il suo impegno nel piano Trump e nelle annessioni.

Contradditorio con le sue dichiarazioni precedenti? Si, ma ognuno qui farà

qualsiasi cosa per formare un governo. Nel Likud qualcuno disegna un ammutinamento per disegnare governo di coalizione con Gantz. Estremo? Confuso? Nella notte di Gerusalemme, una cosa certa: Bibi è sempre il primo leader.

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