"Ho allenato i migliori Ora porto a New York i miei campioni down"

La nuova sfida del guru della maratona Gabriele Rosa: «Questi ragazzi danno emozioni incredibili»

"Ho allenato i migliori Ora porto a New York i miei campioni down"

C'è sempre una maratona da conquistare ma ora la sfida è un'altra. Per un maratoneta correre a New York è il coronamento di un sogno che a volte ti fa nascere e rinascere. Vale per i grandi campioni, vale per tutti. Vale per il professor Gabriele Rosa che nel mondo dell'atletica è un punto fermo. È il tecnico che ha scoperto gli atleti keniani, che ha insegnato loro che la corsa non era solo il cross, che li ha allenati e che li ha fatti vincere. Praticamente tutto e più di tutti. Con Paul Tergat, Martin Lel e il compianto Samuel Wanjiru, solo per citarne tre, ha dominato gli ultimi tre lustri nella storia delle 42 chilometri nel pianeta, ha vinto olimpiadi, titoli mondiali, ha trionfato a New York, a Boston, a Londra e Berlino.

E ora ricomincia. È un po' che ha ripreso a riannodare un filo di 42 chilometri dove crono e medaglie non contano più. Conta lo sport, contano le persone che nello sport trovano una ragione di vita, qualcosa in cui credere, che con lo sport vedono una luce nel fondo del tunnel, che con lo sport rinascono. E così dopo aver fatto correre la maratona ai ragazzi di San Patrignano, ai diabetici, alle donne mastectomizzate e a persone con la sclerosi multipla, la nuova sfida del medico bresciano sarà far correre la maratona di New York 2017 a due ragazzi con la sindrome di Down. Un progetto nato in via sperimentale lo scorso anno quando a New York, gareggiò il 27enne Niccolò Vallese e che quest'anno raddoppia affiancandogli nella sfida anche Simone Mollea, giovane di 23 anni lui pure ospite dell'Albergo Etico di Asti, un hotel-ristorante in cui, da una decina di anni, lavorano tra gli altri una cinquantina di ragazzi con sindrome di Down. E lo sport, anche qui, fa la differenza. «Abbiamo deciso di raddoppiare l'impegno così da sensibilizzare l'opinione pubblica su questa categoria debole e sui benefici che la corsa può apportare ai ragazzi down - spiega Rosa -. Quando ho incontrato Niccolò e Simone ho compreso che il loro è un mondo meraviglioso, perciò ho deciso di seguire in prima persona il progetto, stilando le tabelle delle preparazione e scegliendo una 10 chilometri e una mezza maratona come gare di avvicinamento in vista dell'appuntamento di novembre».

Lavoro, corsa e immagini che prendono forma. L'anno scorso la maratona per Niccolò Vallese era stata la conquista della città del suo eroe, Capitan America. Sette ore di corsa per arrivare al traguardo e realizzare un sogno, per sfiorare strade, auto e grattacieli che, fino ad allora, aveva solo visto nei fumetti. Un altro piccolo passo verso una vita da conquistare pezzetto per pezzetto: «Il messaggio è che tutti possono farcela - spiega Alex Toselli, coordinatore dell'Albergo Etico e lui pure maratoneta -. A cominciare da Niccolò che oggi da noi fa il maître in sala, conosce alla perfezione una lista di 40 vini e gestiste con disinvoltura 40 tavoli ma che quando ha cominciato a lavorare si vergognava ad uscire dalla cucina. Ma vale anche per Simone che sta completando il percorso di formazione».

E la maratona è la via maestra per imparare ad arrivare in fondo alle cose, a non arrendersi, a non mollare. La maratona sono una storia e tante storie insieme. Dai primi agli ultimi chi arriva in fondo vince sempre. Con la corsa che diventa il modo per riscattarsi, per prendersi una rivincita, per dimostrare a se stessi che non c'è difficoltà, sfortuna, malattia o destino contro cui non si possa lottare, combattere e magari vincere.

«Dopo una vita in mezzo agli atleti posso dire che adesso mi danno più soddisfazione questi ragazzi rispetto ai top runner che vincono - racconta Rosa -. L'obiettivo per Niccolò e Simone sarà quello di concludere la gara più famosa del mondo in meno di 7 ore. I ragazzi possono farcela, dimostrando così che nulla è impossibile. Basta crederci e basta volerlo...».

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