Houellebecq e l'ingenuità della destra

Houellebecq e l'ingenuità della destra

Ieri il quotidiano la Repubblica ci ha dato, in un solo colpo, due lezioni. Una sulla correttezza ideologica della Sinistra, l'altra sulla ingenuità intellettuale della Destra. La prima fa ridere. La seconda riflettere. La prima lezione l'ha data intervistando due grandi scrittori francesi sul caso del giorno: il voto per l'Eliseo.

Essendo un ballottaggio, ci si aspetterebbero due punti di vista differenti. Giornalisticamente - garanzia di informazione pluralista - si chiama «pro-e-contro» o - con una citazione fumettara - «Bibì e Bibò». Due punti di vista, due proposte diverse. Repubblica compie l'impresa impossibile. E affianca due scrittori - questo sì - che più antitetici non si possono trovare, opposti nel corpo quanto nell'anima, un po' come Wagner e Verdi, ossia Michel Houellebecq e Daniel Pennac, per fargli dire la stessa cosa.

Il primo. «Non voto la Le Pen». Il secondo: «Scelgo Macron». Il manifesto progressista dell'omologazione ideologica. La cancellazione di ogni pensiero «altro». L'aderenza ad alta velocità sul binario unico del politicamente corretto.

Se qualche lettore aveva un dubbio, Repubblica gliel'ha cassato con una doppia intervista d'autore. E questa è la lezione data dalla Sinistra. Poi c'è la lezione data alla Destra. E a questo ci pensa Houellebecq, docilmente sottomesso ai salotti-bene parigini più che alla insinuante dominazione islamica. Lo scrittore dice che non capisce più il popolo delle campagne e delle banlieue, perché ormai «lontano» da lui.

E che ormai è «troppo ricco» per votare la Le Pen (o forse la vota pure, ma non lo dice...).

Rivelandosi così il modello dell'intellettuale (un po' alla Oriana Fallaci) che non esita, appena ne ha l'occasione, a sputare in faccia a quella stessa Destra che, troppo interessatamente, lo ha assurto, malgré lui, a proprio idolo. Ricordiamocelo. Leggere Repubblica, a volte, è davvero molto istruttivo.

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