I 35mila fischi di San Siro licenziano il sindaco E il Pd lo ha già rottamato

Milano Per ventiquattr'ore si è illuso di essere tornato il sindaco della rivoluzione arancione. Dopo il corteo dei 20mila milanesi scesi in piazza domenica scorsa per esprimere la rabbia e l'orgoglio contro le devastazioni lasciate dai black bloc nel corteo del Primo maggio, forse gli era tornato nelle orecchie quello slogan della campagna elettorale 2011, «Giuliano libera Milano». Ma già lunedì sera Pisapia ha dovuto fare i conti con la realtà: la città è delusa e non vede l'ora di voltare pagina. A risvegliarlo sono stati i fischi dei 35mila spettatori riuniti allo stadio di San Siro per la partita benefica «Zanetti and friends», organizzata dall'ex capitano dell'Inter come primo evento sportivo-solidale del semestre Expo. Il sindaco di Milano, chiamato a centrocampo per il calcio d'inizio, è stato coperto di fischi. Da un pubblico ben più numeroso del migliaio di supporter che in questi giorni stanno cliccando «mi piace» sulla pagina Facebook «Giuliano Pisapia ripensaci», una piccola comunità che spera ancora nella ricandidatura. Riguardo alla protesta di venerdì scorso il portavoce del sindaco ha scritto al Giornale : «Un signore sul balcone in via Carducci e una signora lungo il corteo. Due contrari mentre ventimila persone sfilavano a fianco del sindaco Pisapia. Questo il bilancio della manifestazione “nessuno tocchi Milano”, di domenica. Una sfilata che applaudiva i tanti volontari e gli uomini dell'Amsa, un'azienda comunale, che pulivano i muri imbrattati. Milano non si è affatto “ribellata a Pisapia”».

Il 22 marzo, con un anno d'anticipo sulla scadenza, l'ex avvocato ha annunciato che non farà il bis nel 2016. I suoi più stretti collaboratori assicurano che non farà dietrofront, ma anche ieri Pisapia ha risposto sibillino: «Un ripensamento? Domanda da 100 milioni di euro. Se mi date tutti questi soldi, che metterei nelle casse del Comune, io rispondo». Con una battuta la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini gli ha assicurato che i milanesi «farebbero volentieri una colletta per mandarlo a casa subito, visto che ha già sottratto loro sette volte tanto (770 milioni di euro) in aumenti fiscali per avere in cambio servizi scadenti. Stia tranquillo, come sindaco è già stato pensionato».

Nel suo libro Milano città aperta pubblicato qualche settimana fa il sindaco ha sparato a zero contro qualche coordinatore dem, il suo ex sfidante alle primarie Stefano Boeri, due assessori Pd della giunta. Si è fatto terra bruciata intorno. Domenica, mentre i ventimila sfilavano in corteo, il premier Matteo Renzi dalla festa dell'Unità di Bologna ha ringraziato «il Pd di Milano» guardandosi bene dall'includere Pisapia. E lo ha ignorato alla cerimonia di inaugurazione di Expo, dove ha reso omaggio invece a Letizia Moratti citandola, con un lapsus, non ex ma «il sindaco di Milano».

I colonnelli renziani stanno organizzando per il 13

giugno, dopo la tornata elettorale in diversi Comuni e Regioni italiane, una versione milanese della Leopolda, per scrivere le regole delle primarie e scoprire le prime candidature. Prima che Pisapia ci ripensi sul serio.

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