I 5 Stelle isolano Di Battista e invocano la droga libera

Per fermare l'ex deputato si studia un direttorio o il ritorno di Grillo. Lettera al premier sulla cannabis free

I 5 Stelle isolano Di Battista e invocano la droga libera

Direttorio, task force, congresso vero, reggenza di Beppe Grillo o Giuseppe Conte lìder maximo? Nel M5s regna il caos, ma i parlamentari grillini hanno ritrovato l'unità sulla legalizzazione della cannabis. Sul fronte interno, quello del futuro del partito, nelle ultime ore il dato da segnalare è il ritorno di Grillo. Telefonate, messaggini, richieste d'aiuto pressanti fatte pervenire alla villa di Genova. A tal punto che per uscire dall'impasse i maggiorenti grillini avrebbero pensato di eleggerlo come nuovo/vecchio capo politico per acclamazione. Un anno di tempo per consolidare l'alleanza con il centrosinistra e blindare Conte a Palazzo Chigi e dentro il M5s. Ma la pazza idea di un ritorno in prima linea di Grillo si scontrerebbe presto con la realtà.

Innanzitutto c'è la volontà del fondatore, che sì ha riacquistato centralità, ma non vorrebbe impegnarsi a tempo pieno in un ruolo complicato e foriero di stress. E poi ci sono le perplessità sia dei (pochi) uomini di Alessandro Di Battista sia della corrente di Luigi Di Maio, ancora maggioranza nei gruppi parlamentari. Dove si ragiona così: «Grillo non può essere un'operazione di garanzia perché ha già espresso chiaramente da che parte sta e cosa vuole fare del M5s». Ed ecco che la soluzione «di garanzia» che spunta all'orizzonte è quella di un direttorio. «Chiamiamola task force», si schermiscono gli stellati. Un gruppo ristretto di persone con il compito di assicurare rappresentanza a tutte le componenti del M5s. In pratica, un'alchimia da Prima Repubblica per accontentare tutti. Ma in previsione di ogni evoluzione, l'obiettivo immediato di Grillo è incassare un accordo tra Di Maio e i contiani-fichiani così da isolare «Dibba».

Le correnti, però, si sono compattate sulla droga libera. Il tempo di scrivere una lettera al premier Conte per aprire il dibattito sulla cannabis agli Stati Generali di Villa Pamphilj: 100 parlamentari (quasi tutti grillini) hanno sottoscritto il documento. In cui si legge che la legalizzazione è «già realtà in molti Stati nel mondo: Stati Uniti, Canada, Uruguay e Spagna, solo per citarne alcuni». Secondo i deputati e senatori firmatari «è tempo di affrontare il tema con responsabilità e lungimiranza», per «infliggere un duro colpo alla criminalità organizzata». Tra i benefici della legalizzazione citati nella lettera ci sarebbero 2 miliardi di risparmi per le casse dello Stato e 8 di nuovo gettito fiscale. La richiesta al governo è di «prendere in carico» la proposta. Tanti i grillini in prima linea: il sottosegretario all'Economia Alessio Villarosa, vicino a Di Maio, la senatrice ed ex ministro per il Sud Barbara Lezzi, sponsor di Di Battista, e il fedelissimo di Fico Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. E ancora il deputato Michele Sodano e il presidente della commissione Affari Sociali di Montecitorio Lucia Lorefice. Tutti convinti che la cannabis serva anche a «superare agilmente le ripercussioni economiche legate al Covid-19».

Le differenze rimangono sul resto. Per Di Maio «il congresso del M5s non è la priorità dell'Italia». Di Battista, intervistato dalla trasmissione di Rete 4 Quarta Repubblica, ha detto l'esatto contrario: «Prima vengono congresso, stati generali e assemblea». A fare da sfondo la confusione sull'organizzazione pratica del congresso M5s.

Un parlamentare chiosa: «Se ancora uno vale uno, dovrà essere un'assemblea aperta a tutti gli attivisti con diritto di parola. Se dobbiamo fare un congresso come quelli della Dc meglio votare il capo politico su Rousseau e basta».

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