I 5 stelle nel caos sulla Rai. Simbolo a rischio alle urne

Niente accordo sui membri del cda di viale Mazzini. E manca ancora il rappresentante legale per le liste

I 5 stelle nel caos sulla Rai. Simbolo a rischio alle urne

Effetti del caos grillino. Sul fronte interno il M5s rischia di non poter presentare il simbolo alle elezioni amministrative di autunno, perché non c'è un rappresentante legale. Fuori dal partito invece lo stallo alla messicana tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo fa slittare il voto per i quattro componenti del Cda Rai scelti dal Parlamento. Le chat stellate impazziscono nel primo pomeriggio, quando l'Adnkronos batte una notizia. «Liste a rischio per le amministrative, Borré: Crimi non può certificare il logo», è il flash. «È pesante questa», reagisce a caldo con Il Giornale una fonte grillina di governo. «Il tempo scorre e qualcuno dovrà controllare e certificare le liste da presentare al voto sui territori», riflettono nel M5s. Vito Crimi, capo politico reggente, è pronto a sbrigare le pratiche, ma si temono ricorsi. A pesare è la vicenda scoperchiata dal Tribunale di Cagliari il 24 febbraio. A margine di un procedimento contro l'espulsione di una consigliera regionale sarda, i giudici avevano stabilito che i Cinque Stelle erano senza un legale rappresentante, in quanto la figura del capo politico era stata superata da quella del Comitato direttivo a cinque. Organismo istituito dagli Stati Generali e ratificato su Rousseau a febbraio. Il rischio di impugnazioni è confermato al Giornale dall'avvocato Lorenzo Borrè, ormai «bestia nera» legale del M5s. «La normativa prevede che, in fase di presentazione delle liste, si debba produrre una dichiarazione del presidente o del segretario del partito che ha in uso il simbolo», spiega Borrè. «Lo Statuto prevede come organo apicale il Comitato direttivo, al cui interno si nomina il legale rappresentante, ma questo organo apicale non è stato insediato», continua l'avvocato. Che conclude: «Una lista concorrente, o un gruppo di attivisti, potrebbe impugnare la presentazione della lista con quel simbolo». Le liste vanno presentate almeno un mese prima della data del voto, con la tornata elettorale che dovrebbe tenersi a metà ottobre. Quando andranno alle urne Roma, Napoli, Torino, Milano, Bologna. Lo stato maggiore non può più perdere tempo. «Da garante esterno continuo a caldeggiare lo svolgimento immediato delle consultazioni su Rousseau», insiste Borrè, nonostante il rinvio del voto da parte di Grillo e la nomina dei sette saggi.

Un'altra cartina di tornasole del momento che sta vivendo il M5s è il rinvio della votazione dei quattro membri del Cda della Rai eletti dal Parlamento. Entrambe le Camere erano convocate per oggi, ma si voterà il 14 luglio alla Camera, mentre stamattina l'Aula del Senato si riunirà per rinviare il voto. Il M5s ha chiesto che fosse posticipata la decisione dell'Aula. Richiesta attribuita a «tensioni interne ai gruppi parlamentari» da alcune fonti parlamentari. Il terzetto di nomi indicato dai componenti grillini in Commissione di Vigilanza era composto dagli avvocati Luigi Di Majo, Paolo Favale e Antonio Palma. Il primo sarebbe sfavorito anche per il nome quasi uguale a quello del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma tutti e tre i nomi sono sgraditi al leader in pectore Conte, che ha dato mandato a Crimi di sospendere le operazioni. Gelo tra i parlamentari. Tra Camera e Senato sono pochi i pentastellati presenti. «Non ci sono voti e non abbiamo una linea, perciò non c'è nessuno», ci spiega un deputato. La situazione viene descritta come di «caos totale».

«Vogliono rinviare il voto per il Cda Rai? Io l'ho scoperto da te e i gruppi sono alla sbando», si sfoga un parlamentare presidente di commissione. Ci sarebbe accordo interno solo su Beatrice Coletti, componente uscente del Cda, che il M5s sta sponsorizzando per la presidenza della Rai.

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