Cronache

I delitti in famiglia e l'istituzione così trascurata

I delitti in famiglia e l'istituzione così trascurata

I fatti parlano, al di là del loro racconto primario, e fanno emergere il livello nascosto della Polis, del nostro modo di essere umani nel tempo che viviamo. In questo inizio di anno la cronaca non solo parla, ma scuote e sciocca, come sempre quando ci sono i bambini uccisi. Tolstoj ci ricorda che ogni infelicità ha una sua misteriosa matrice specifica e noi rispettiamo quel dolore unico di chi rimane, i familiari di vittime e carnefici. Quante volte abbiamo cercato di decifrare l'enigma della Franzoni, ma quando pensiamo a quel piccolo corpo di due anni nelle acque fredde del mare di Torre del Greco, a quella madre bloccata perché vuole ammazzarsi a sua volta, ritorna la domanda perenne: perché chi ha dato la vita toglie la vita? Il timore che il figlio fosse malato, un probabile ritardo mentale, spiega poco. L'imperfezione dovrebbe aumentare l'amore, non spostarlo sulla frequenza di Thanatos. Un'altra famiglia, vicino a Varese. Un padre che passa il Capodanno con il figlio di 7 anni, lo sgozza e lo mette in un armadio. Oggi l'Italia si commuove di fronte a quel contrasto tra il sorriso innocente del povero Davide e la furia di un papà noto per maltrattamenti in famiglia e ai domiciliari per aver accoltellato un collega. Sul perché fosse solo con il piccolo si sono sentite finora burocratiche spiegazioni formali. Basta questo per dire che nel nostro paese la giustizia non funziona, basta più di centinaia di convegni e di talk. E la famiglia? Se ne parla sempre in astratto, ma pochi soldi investiti (fanalino di coda in Europa), poca competenza psicologica e istituzionale sui «delitti della prossimità». Già 20 anni fa in un mio speciale lo psichiatra Picozzi li indicò come l'emergenza del nostro tempo, e invece abbiamo lasciato il femminicidio, ad esempio, in mano alla lettura ideologica e novecentesca delle femministe. Dalle relazioni affettive all'Altro, a chi viene da lontano. Le gang di immigrati hanno terrorizzato il centro di Milano la notte di San Silvestro, in 30 hanno circondato una giovane italiana. Palpeggiata, spogliata, salvata in extremis. E poi sempre in Duomo gli agenti hanno dovuto fronteggiare masse di ragazzini, anche questi spesso immigrati, con risse a accoltellamenti.

Fatti finiti in poche righe, fatti che sono lì a testimoniare due inquietudini, il malessere giovanile e l'accoglienza senza controllo, due ferite sociali dell'anno appena all'alba.

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