I grillini da anti-casta ai due forni Ormai sanno tramare nel Palazzo

Perdono alle urne, ma sono centrali nelle manovre tra Pd e Lega

I grillini da anti-casta ai due forni Ormai sanno tramare nel Palazzo

«I n pochi giorni sui giornali il Movimento è diventato una forza responsabile, saggia, con cui dialogare. - ironizza Gianluigi Paragone - E dire che fino a poco tempo fa eravamo incompetenti, inaffidabili, al guinzaglio della Lega... Certe liason trasformano i rospi in Principi». Certo, il senatore è il solo grillino schierato apertamente contro l'alleanza con il Pd. Ma la vis polemica non rende meno calzante l'osservazione: i 5 Stelle sono diventati all'improvviso centrali nella scena politica.

Il paradosso è che la svolta è arrivata al culmine di una serie di insuccessi elettorali da record. Dopo l'exploit del 4 marzo, il M5s non ha vinto neanche un'elezione, scivolando sempre più in basso nel consenso. Populisti senza popolo. Eppure mai così corteggiati e considerati nel Palazzo. I cantori dell'antipolitica tessono trame, soppesano svolte e controsvolte, tengono testa a Salvini alle Camere citando la Costituzione. È l'ultimo stadio di una mutazione genetica che li ha traghettati dal «vaffa» a formule da politica politicante come «i due forni». Quelli che Casaleggio, vero padrone del Movimento, tiene caldi in attesa di capire che finale avrà la crisi: accogliere il dietrofront della Lega in cambio di una umiliazione di Salvini o firmare il patto con il diavolo piddino? Dopo gli ultimi attacchi, il forno di destra sembra sempre più freddo, ma i 5s non escludono nulla, si tengono tutte le strade aperte fino al 20 agosto, quando Conte andrà al Senato a vedere le carte altrui e mostrare le proprie. Con il Pd si ragiona, ma ci sono mille ostacoli, inclusa la tentazione di Zingaretti di andare al voto e liberarsi dei renziani. E Di Maio dovrebbe rinunciare a un ruolo nel governo. I grillini giocano disinvolti su più tavoli, tenendo come opzione residuale proprio l'amata democrazia diretta: niente voto.

«In un anno di governo impossibile - osserva acuto il democristiano a vita Gianfranco Rotondi - Salvini ha scelto di non provarci nemmeno e di fare solo campagna elettorale. Bisogna dare atto ai grillini che loro invece hanno imparato a muoversi nel Palazzo». In attesa dello showdown in Senato, i grillini approfittano per stuzzicare Salvini e spingerlo a scoprire le carte, per evitare che si arrivi a uno scenario che prima di Ferragosto sembrava impossibile, ma ora è tra i più temuti dal Movimento: la Lega che conferma la fiducia a Conte facendo sparire la crisi di governo con la stessa imprevedibilità con cui l'aveva evocata. «Salvini ha fatto cadere il governo e pretende ancora di fare il ministro - incalza il M5s - Si dimetta se ha un briciolo di coerenza». Va detto che, da Renzi a Grillo, di coerenza in questa volatile crisi agostana se ne vede pochina. I 5s rischiano di pagarne le conseguenze, prevalendo nelle trame politiche ma perdendo ancora nelle urne.

«Vede che sono diventati proprio dei bravi politici? - chiosa Rotondi - Qui o si va al voto il 27 ottobre, probabilità ancora non esclusa, o se ne parla nel 2023. E in questo caso i grillini possono seguire la massima che ho appreso da Helmut Kohl: se avessi dato retta ai sondaggi non avrei mai unito la Germania».

Twitter: giuseppemarino_

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