I grillini bloccano la Tav Governo in imbarazzo anche sui centri sociali

Di Maio ribadisce le perplessità sull'opera E Tajani stana Salvini: «Ferma gli attivisti»

I grillini bloccano la Tav Governo in imbarazzo anche sui centri sociali

L'ala Cinque Stelle del governo passa alle minacce sulla Tav: «Chi dice che è una buona opera non sta rispettando il contratto di governo».

O si ferma la Tav, o il governo può saltare: l'avvertimento è rivolto alla Lega, a Salvini e al sottosegretario alle Infrastrutture Rixi, reo di aver detto che non si può «bloccare» un'opera così «importante».

Del resto anche Luigi Di Maio, richiamato all'ordine dalla Casaleggio tramite Di Battista, ieri mattina era stato chiaro: «Dire che dobbiamo spendere 10 miliardi per andare da Torino a Lione, quando non riusciamo ad andare da casa a scuola perché non ci sono le strade, secondo me è uno spreco: va ridiscussa».

Dichiarazione che può spiegare le difficoltà negli studi del vicepremier, che forse non riusciva ad andare da casa a scuola, ma che contiene gravi inesattezze, subito fatte notare dall'opposizione: «Dieci miliardi? Bugie», dice il Pd Stefano Esposito. «L'intera tratta costerà 8,6 miliardi, l'Italia ne spenderà 2,9 e il resto è a carico di Francia e Ue». E Daniela Ruffino di Forza Italia fa notare che, se la Tav venisse bloccata ora, costerebbe il doppio agli italiani: «M5s intende farci pagare due volte la stessa opera, una prima volta per farla e una seconda volta per bloccarla, e quindi restituire i fondi alla Commissione europea e spendere altri soldi per il ripristino del territorio e dell'ambiente».

L'impasse nella maggioranza su un tema così cruciale si fa quindi ogni giorno più visibile e carico di tensioni. La Lega, sotto l'attacco grillino, tace e solo il governatore del Friuli Venezia Giulia Fedriga prova a mediare: «Sono convinto che le grandi opere siano essenziali allo sviluppo del Paese, per dare prospettive di crescita e occupazione. Ma sono anche convinto che ci sia la buona volontà di tutti di trovare una soluzione condivisa», è il timido auspicio. E nella frattura tra alleati di governo prova ad infilare un cuneo Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento europeo annuncia che domani visiterà il cantiere Tav sul versante francese, su invito della società pubblica italo-francese Telt, responsabile della realizzazione del progetto. E che poi farà anche un sopralluogo a Chiomonte, per verificare lo stato dei lavori sul versante piemontese. Nel frattempo, lancia una sfida destinata a mettere in grande imbarazzo Matteo Salvini: «Ho chiesto al ministro dell'Interno di chiudere i centri sociali di Torino da dove sono partiti gli ultimi attacchi alle forze dell'ordine, cui va tutta la nostra solidarietà».

È noto che i Cinque Stelle sono da sempre fiancheggiatori dei No Tav, dalle cui file provengono esponenti di governo del calibro di Laura Castelli. Così come è noto che Salvini ha espresso giudizi durissimi su quel mondo: «Basta con i teppisti dei centri a-sociali - tuonò nel maggio 2017 proprio da Torino, dopo i consueti atti di violenza dei No Tav - ci vuole la mano pesante, anzi giusta, con questa gentaglia. Io sto con le Forze dell'Ordine». E aveva concluso promettendo: «Quando andiamo al governo, sgomberi e ruspa!».

Ora che è al Viminale, però, le violenze si ripetono (pochi giorni fa sono stati aggrediti in Val di Susa la polizia e gli operai del cantiere Tav), ma la famosa «ruspa» resta parcheggiata. In attesa di trovare la «sintesi» con Di Maio e Toninelli.

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