Roma - Da quando nel 2013 salì sul palco al fianco di Grillo in piazza del Duomo per concludere lo Tsunami Tour, Dario Fo divenne il testimonial di punta del Movimento Cinque Stelle. Lui li adottò quando per il mondo intellettuale erano ancora degli sconosciuti e non gli fece mai mancare il suo appoggio. Loro lo hanno sempre considerato un padre nobile, il secondo ad andarsene in pochi mesi dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. Per questo oggi i pentastellati si considerano orfani.
«Orfani di una persona eccelsa e illimitata che sapeva ritrarre l'Italia senza meschine riverenze alle nostre manchevolezze», scrive Grillo sul blog. Un doppio lutto doloroso, per loro. «Ma come nelle famiglie dobbiamo portare avanti l'insegnamento che ci hanno lasciato», dice Roberta Lombardi. Quel «fatelo voi» con cui il premio Nobel li incitò a realizzare quello che la sua generazione non era riuscita a portare a termine, ritorna nei ricordi di molti attivisti. A partire dal comico genovese che ha elencato «tutti i momenti in cui Fo si è speso, anima e voce, per incoraggiare i giovani 5 Stelle ad andare avanti per realizzare il loro programma all'insegna dell'onestà». Per i pentastellati Fo è sempre stato un punto di riferimento fondamentale, tanto da proporgli di candidarsi alla presidenza della Repubblica come successore di Napolitano. «Dario non era semplicemente un uomo libero - continua il leader grillino - era libertà incarnata». Anche Alessandro Di Battista ne loda l'anticonformismo e la voglia di vivere. «Adesso starà ridendo di coloro che in queste ore provano ad etichettarlo», posta su Facebook. Luigi Di Maio piange la perdita «di un uomo dal valore inestimabile, un capolavoro». La Lombardi ricorda il suo essere al fianco del Movimento in tanti momenti simbolici, senza che questo volesse dire connotarlo come uno del M5S: «Perché Dario Fo è patrimonio dell'umanità».
Il presidente Sergio Mattarella sottolinea il «genio creativo» del drammaturgo scomparso e «l'incrollabile passione civile» con cui ha arricchito la nostra cultura, mentre Giorgio Napolitano ne parla come di «un artista dichiaratamente politico e polemico con fortissimo senso della libertà». Anche se spesso è stato bacchettato da Fo, Matteo Renzi non può non riconoscere che con la sua morte «l'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura e della vita civile». «Un giullare fuori dagli schemi: a Dario Fo dobbiamo risate, lacrime, riflessioni. Grazie per la sua voce irriverente e impegnata», twitta il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, invita a rendere onore «a un grande italiano che ha usato la cultura per dare schiaffi e anche per riceverli» al di là delle divisioni politiche. Per una volta senza eccessi Matteo Salvini: «Per lui i leghisti ed io eravamo razzisti, egoisti e ignoranti? Vabbè, acqua passata, non porto rancore: doppia preghiera».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.