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I licenziati si autoassumono per salvare le loro aziende

RomaUn centinaio di casi solo nell'ultimo anno. Da un lato è una buona notizia: i lavoratori di aziende che stanno chiudendo salvano il posto. Ma dall'altro è un chiaro indicatore di crisi: il workers buyout, cioè l'acquisto di una società o uno stabilimento da parte dei dipendenti è una formula tipica delle crisi economiche più forti. In Argentina, ai tempi del default, ci fu un boom. In Italia i Wbo si sono imposti a partire dal 2009 e negli ultimi mesi - in linea con altri indicatori negativi sullo stato dell'economia reale - c'è stato un boom di nuove società, che assumono quasi sempre la forma di cooperative. L'ultimo caso è quello della Ideal Standard di Orcenico, in provincia Pordenone.
Martedì al ministero delle Attività produttive ci sarà il tavolo per lo stato di crisi dello stabilimento. Ma è già nata una cooperativa, Ceramiche Idealscala costituita pochi giorni fa da 18 dipendenti. «Siamo diventati imprenditori di noi stessi», commenta Gianmario Petozzi, presidente della nuova cooperativa, dipendente di Ideal Standard.
«Martedì presenteremo quella che di fatto sarà una manifestazione d'interesse per il proseguimento dell'attività. Richiesta che la proprietà di Ideal Standard non potrà rifiutarsi di prendere in considerazione». I 18 si propongono di essere il primo nucleo e invitano gli altri dipendenti, circa 400 a unirsi.
«Sono cooperative che nascono dal basso, volute dal territorio, dalle persone, dalle comunità», ha commentato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative che sostiene l'operazione. In genere si tratta di piccole imprese rilevate dai dipendenti mentre sono a un passo dalla chiusura. Altri casi: la Lincoop (Bertinoro, Forlì) fondata da un gruppo di ex dipendenti di un'azienda che si occupava di segnaletica. Nuova Edilspada, nata dalle ceneri di una grande società edile di Cesena per volontà di dipendenti «innamorati del mestiere e decisi a non disperdere l'esperienza acquisita», come spiegarono loro stessi. Poi, sempre tra le Wbo nate in seno a Confcooperative, Raviplast di Ravenna che si occupa di imballaggi in plastica. Ventuno posti di lavoro salvati anche grazie alle banche del territorio.
A volte i lavoratori si prendono aziende in perfetta salute. È il caso della Arbizzi di Corte Tegge (Reggio Emilia) che si occupa di imballaggi, creata pochi giorni fa, questa volta con l'aiuto di Legacoop, dagli stabilimenti della Arbizzi Srl. È nata per iniziative dello stesso proprietario, Emilio Arbizzi.

In assenza di ricambio generazionale diretto ha deciso di cedere l'azienda ai suoi dipendenti perché li considera i più qualificati ad amministrala.

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