I ministri Ue: ora cambiamo Schengen

Chiesta una «proposta mirata per rafforzare le frontiere esterne dell'Ue» senza limitare la libertà di viaggiare

La Commissione Europea (il «governo» dell'Ue che ha sede a Bruxelles) ha approvato nuove misure per rafforzare lo scambio di informazioni in funzione antiterrorismo e per fermare più facilmente potenziali foreign fighters , i titolari di passaporti europei che vanno a ingrossare le file delle milizie jihadiste sui campi di battaglia del Medio Oriente.

Questo mentre dalla riunione dei ministri degli Interni dell'Unione Europea in corso a Riga, dove le comprensibili preoccupazioni per l'uso che i terroristi possono fare di questa libertà è inevitabilmente all'ordine del giorno, veniva la richiesta di «una proposta mirata per emendare il Codice delle Frontiere Schengen al di là degli attuali sforzi per fare pieno uso del vigente contesto legale» come passo necessario «per rafforzare le frontiere esterne, rendendo possibili controlli sistematici» rispetto a «database che contengono indicatori di rischio» sul terrorismo.

Vengono così introdotte nuove misure e aggiornamenti tecnici per consentire uno scambio di informazioni più «rapido e puntuale» sulle persone sospettate di terrorismo, «ma in un contesto legale Schengen immutato»: esattamente quanto prevede la decisione in materia della Commissione europea (che ha pieno valore attuativo), presentata ieri a Riga dal commissario europeo Avramopoulos.

Semplificando il burocratese della politica, saranno migliorati i controlli alle frontiere esterne dell'area di libera circolazione e sarà possibile ritirare i documenti alle persone sospettate di volersi unire ad organizzazioni terroristiche.

Ieri la presidenza di turno lèttone ha deciso di dedicare l'intera sessione di discussione dei ministri dell'Interno alla lotta dell'Unione contro il terrorismo, e di aggiungere una parte informativa per i ministri della Giustizia, sugli aspetti giudiziari. Nella dichiarazione congiunta approvata a Riga, si conferma «la determinazione a creare, senza ulteriori ritardi, un efficace» contesto normativo per la registrazione dei nomi dei passeggeri sui voli («Passenger name record», in sigla Pnr), in linea con l'approccio generale del Consiglio e al tempo stesso «assicurando forti salvaguardie sulla protezione dei dati personali».

Non si tratta insomma di limitazioni ai movimenti delle persone all'interno dell'area Schengen, come già richiedono a gran voce forze politiche come il Front National

francese, ma di un incremento dei controlli alle sue frontiere esterne e di un miglioramento delle comunicazioni tra le forze di sicurezza dei diversi Paesi europei ai fini di contrasto del terrorismo. Almeno per il momento.

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