I misteri del cosmo spiegati dai gesuiti: la scienza (non) è un problema di fede

I misteri del cosmo spiegati dai gesuiti: la scienza (non) è un problema di fede

Ma scienza e fede fanno davvero fatica a camminare assieme? Forse meno di quanto sembra. Almeno questa è l'impressione che si ha leggendo il libro Battezzeresti un extraterrestre? (Rizzoli, pagg. 364, euro 19). Il titolo vi sembra un po' blasfemo? Beh non preoccupatevi gli autori sono due gesuiti: Guy Consolmagno e Paul Mueller. Consolmagno e Mueller sono però anche degli scienziati esperti di fisica e astronomia. Per la precisione due astronomi della più importante struttura scientifica afferente allo Stato pontificio: la specola vaticana. Anzi per la precisione Consolmagno ne è il direttore.

E il titolo del saggio è tratto da una delle moltissime lettere che devoti e curiosi scrivono a questo organismo scientifico, i cui membri non hanno problemi a conciliare la fede e la meccanica quantistica. E proprio per spiegare come tra scienza e fede il contrasto non ci sia i due scienziati e gesuiti hanno scritto questo lungo dialogo (la forma dialogica è stata scelta proprio in omaggio a Galileo che ha esposto così le sue teorie).

Sfogliando questa chiacchierata il lettore non esperto di fisica si vedrà chiarire molti dubbi, dai più bizzarri ai più seri.

Ad esempio, si parte dalla teoria del Big bang per spiegare come non ponga nessun problema di fede e come, utilizzando il giusto modo di leggere, la Bibbia non sia in nessun modo in contrasto con i testi sacri. Anzi, ironia della sorte, è stato proprio un astronomo e presbitero cattolico, Georges Edouard Lemaître, a postulare per primo, nel 1927, la teoria del Big Bang, anche se all'epoca si chiamava ipotesi dell'atomo primigenio. Anzi, all'origine l'idea di Lemaître ricevette un sacco di critiche proprio perché sembrava essere troppo vicina all'idea della Genesi. Peccato poi che le tutte le evidenze raccolte negli anni a seguire abbiano confermato la sua idea dando origine alla teoria più solida e importante dell'astronomia. Questo con gran gioia di Papa Pio XII tanto che Lemaître «pregò il pontefice di non promuovere la sua teoria come fosse una prova della Genesi». Questione di rigore accademico, e il papa lo accontentò.

E nello spiegare il Big bang i due scienziati/sacerdoti mettono il lettore in grado di capire bene come scienza e fede si muovano su due piani diversi. Ecco perché nessuna delle due può confutare l'altra, con buona pace di tutti quelli che, credenti e non, vorrebbero poter usare testi sacri e telescopi come fossero clave intellettuali.

In molti poi scrivono alla Specola vaticana per chiedere lumi sul caso Galileo. I due scienziati nel libro li forniscono e sostengono l'idea che il processo a Galileo fosse soprattutto un processo politico, legato al contrasto tra il Papa e i Medici e alle pressioni internazionali provocate dalla Guerra dei Trent'anni. E forse anche a uno sgarbo personale di Galileo nei confronti di papa Urbano VIII, che di Galileo era amico. Non minimizzano il ritardo che molti ecclesiastici del tempo avevano nei confronti della scienza (che era in una fase di evoluzione rapida) per carità, però mostrano come il processo a Galileo fu tutt'altro che una contrapposizione tra scienza e fede. Ad esempio le contestazioni a Galileo da parte del cardinale Bellarmino erano semplicemente mutuate dal metodo scientifico comunemente accettato, era il metodo di Galileo ad essere un passo avanti. Per altro solo con Newton il sistema galileiano sarebbe diventato perfettamente spiegabile e dimostrabile. Insomma, il processo guardato da vicino racconta una storia diversa dalla «vulgata».

Ma anche temi più leggeri nel libro. Volete sapere di più sulla stella cometa del Vangelo di Matteo? Vedrete i due astronomi vaticani discutere a lungo sulla possibile identificazione del corpo celeste. Scartate le supernovae e le comete, all'epoca non ne risultano. Si concentrano sulle congiunzioni planetarie. Resta poi da capire esattamente quale congiunzione perché di sicuro Gesù non è nato a Natale e anche sull'anno reale di nascita c'è qualche dubbio. Ma di nuovo, la curiosità del tema viene utilizzata anche per spiegare perché della Bibbia non sia ne automatico ne necessario fare una lettura non allegorica. E anche per elencare alcuni dei successi scientifici della Specola vaticana...

Nel testo poi c'è spazio per la fine del mondo. Poca Apocalisse di Giovanni e molta scienza in questo caso.

Diventa, invece, molto filosofica la discussione sul battezzare un alieno. Però alla fine per un romano battezzare un barbaro doveva essere così diverso? Secondo i nostri due scienziati non così tanto. E del resto il tema consente di ragionare sulla vastità dell'universo, l'amore di Dio e l'altro verso cui praticarlo.

Alla fine è difficile uscire da questo libro senza trovare all'interno dei temi che siano veramente interessanti. Merito di chi scrive alla Specola e di chi dalla Specola ha deciso di rispondere.

Perché scienza e fede parola dei due autori sono come Beep beep e Will E. Coyote danno vita a un inseguimento eterno. Si sfiorano ma non si toccano. E va bene così, volere il contrario è rovinare il gioco. Oltre che un errore epistemologico.

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