I pm fermano la Mare Jonio Due indagati

Roma La «Mare Jonio» per il momento non potrà riprendere il largo per nuove missioni di soccorso ai migranti. La Procura di Agrigento ha infatti convalidato il sequestro dell'imbarcazione. Ma, sottolinea la Ong Mediterranea saving humans che gestisce la «Mare Jonio», in realtà i magistrati hanno scelto una via più «morbida»: la Procura -specifica la Ong- non ha convalidato il sequestro preventivo, ma lo ha trasformato in «sequestro probatorio». La mossa del procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella del pubblico ministero Alessandra Russo, secondo la Ong sarebbe diversa da quella chiesta dalla Guardia di finanza «su input del Viminale» per impedire alla nave di riprendere il mare. Il sequestro probatorio ha una portata più limitata, nel senso che è volto solo a garantire la possibilità di effettuare accertamenti sulla nave.

Di fatto, l'effetto concreto al momento è di impedire nuove missioni, proprio come voleva Matteo Salvini. La Procura ha anche iscritto al registro degli indagati il comandante della nave e il capo missioni. Ma anche su questo piano la Ong vede il bicchiere mezzo pieno: «Il Viminale avrebbe voluto che fosse indagato l'intero equipaggio».

La sfida Ong-Viminale è però destinata a ripeters, visto che la nave Sea-Watch 3 sta navigando in direzione della Libia, avvertendo che nelle ultime ore ci sono state molte richieste d'aiuto. «Avviso ai naviganti: -ha subito replicato Salvini- non pensino di aiutare scafisti, imbarcare immigrati e dirigersi verso l'Italia perché verranno fermati, con ogni mezzo lecito consentito».

E non solo: «L'avviso - sottolinea Salvini - è rivolto anche ai nostalgici dei porti aperti in Parlamento». Nel frattempo, fa sapere il Viminale, è stato proposto un fondo ad hoc presso la Farnesina per finanziare Paesi che collaborano ai rimpatri.

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