I Cinque Stelle per il momento non mollano la sindaca Virginia Raggi, sempre più in difficoltà, tanto che ieri è stato convocato di nuovo in Procura il direttore generale del Comune. «Non le chiederemo di farsi da parte», la difende Luigi Di Maio. «Se sul caso Roma abbiamo una colpa - dice il vicepremier - è di esserci fidati dell'avvocato sbagliato». A mettere in imbarazzo i pentastellati per la vicenda dello stadio giallorosso sono le modalità e i tempi della scelta di Luca Lanzalone come consulente del Campidoglio, uno che secondo i pm seguiva per il M5s le questioni relative all'impianto facendo però gli interessi dell'imprenditore che lo avrebbe dovuto costruire, Luca Parnasi, dal quale in cambio avrebbe ricevuto promesse di incarichi e consulenze.
Per focalizzare il ruolo dell'avvocato vicino ai grillini e chiarire come mai si sia progressivamente trasformato in una sorta di sindaco-ombra della capitale, dopo aver già sentito due volte la Raggi ieri i magistrati hanno convocato di nuovo come persona informata sui fatti il dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti. «Sullo stadio Lanzalone ha partecipato come consulente a due o tre incontri tra privati, proponenti e parti pubbliche a supporto della parte pubblica», ha detto. C'è un via vai di interrogatori in questi giorni in Procura, in vista dell'udienza al Tribunale del Riesame di domani al quale hanno fatto ricorso alcuni arrestati. Alle luce delle nuove acquisizioni i pm hanno voluto approfondire alcuni aspetti con Giampaoletti anche in virtù di quanto detto dalla sindaca negli interrogatori come persona informata sui fatti e cioè che era stata lei a chiedere alla fine del 2016, o all'inizio del 2017, a Riccardo Fraccaro e Alfonso Buonafede, all'epoca responsabili del gruppo enti locali, di poter parlare con il super avvocato vicino ai Cinque Stelle, in quel periodo consulente del Comune di Livorno, per farsi aiutare nella definizione di alcune questioni giuridiche che riguardavano le società partecipate. Poi Lanzalone si era guadagnato sempre più spazio in Campidoglio e gli era stato affidato anche il dossier stadio. Prima degli arresti, come scrive Il Fatto, la Procura aveva sentito in gran segreto anche l'attuale ministro della Giustizia Bonafede. Pur essendo estraneo alle indagini il Guardasigilli ha dovuto spiegare come si è arrivati alla nomina di Lanzalone: «L'ho presentato alla Raggi, ma lo ha scelto lei», ha fatto mettere a verbale e ripetuto in Tv. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto conto al Guardasigilli della sua presenza e di quella di Fraccaro alle riunioni sullo stadio nel 2017 insieme a Lanzalone e Bonafede, e lui si è giustificato dicendo che in quel periodo entrambi gli attuali ministri si occupavano di enti locali per conto del Movimento. Davanti ai pm, invece, La Raggi ha spiegato come a marzo avesse invano provato a regolarizzare la posizione di Lanzalone: «Poiché la sua presenza era sempre più assidua proposi di formalizzare l'accordo con un incarico di consulenza». Ma anche se l'avvocatura del Comune disse di no, continuò ad affidarsi a lui. «Non avevo altre strade per formalizzare il contributo che stava dando al Comune, ma l'affiancamento è continuato, benché con minore intensità. Abbiamo ripreso più intensamente i nostri rapporti in occasione della sua nomina quale presidente di Acea». Tutta l'inchiesta gira intorno al ruolo di Lanzalone.
Era davvero considerato l'uomo dello stadio per il Comune e fino a quando? Perché non c'è corruzione se non può essere ritenuto un consulente di fatto e in quanto tale pubblico ufficiale. Decisiva per l'accusa la testimonianza del direttore generale dell'As Roma Mauro Baldissoni: «Era lui il nostro interlocutore».
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