Non è bastato rinunciare a tutte le cariche della loro società per tornare liberi. Il gip di Firenze Angela Fantechi non ha revocato gli arresti domiciliari per Tiziano Renzi e sua moglie Laura Bovoli ritenendo la misura «indispensabile». I genitori dell'ex premier Matteo Renzi, ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta sul fallimento di alcune cooperative che li vede indagati per bancarotta fraudolenta e false fatture, avevano chiesto la revoca dei domiciliari durante l'interrogatorio di garanzia, ma già la Procura aveva dato parere negativo.
La tesi dell'avvocato Federico Bagattini - secondo la quale il rischio di reiterazione del reato che era alla base della richiesta di arresti si azzera nel momento in cui gli indagati non sono più amministratori della Eventi 6, la società di famiglia - non è stata accolta dal gip, che invece ha ritenuto ancora sussistenti le esigenze cautelari avendo riscontrato alcune contraddizioni nei loro interrogatori. «È emerso che gli indagati abbiano svolto ruoli di fatto tanto che non è possibile ritenere che le loro dimissioni da cariche formali possa ritenersi misura sufficiente a garantire le esigenze cautelari», così il gip motiva il provvedimento di rigetto. Il legale lamenta invece di essere stato privato della possibilità di difesa: «Sono stati depositati degli atti di indagine compiuti pochi giorni prima dell'esecuzione della misura e dei quali non avevamo alcuna conoscenza». La prossima mossa è il ricorso al Tribunale del Riesame, che si discuterà mercoledì. A sostegno del parere contrario alla revoca dei domiciliari, la Procura aveva in effetti allegato nuovi documenti relativi alla procedura fallimentare della Marmodiv, una delle tre cooperative fallite che distribuisce materiale pubblicitario per la Eventi 6 e che secondo l'accusa sarebbe stata utilizzata per «alleggerire» degli oneri previdenziali e fiscali la società dei Renzi. Il pm ritiene che Renzi e signora fossero gli amministratori di fatto di questa cooperativa, così come delle altre due al centro dell'indagine, poi fallite. Tesi accolta dal gip. L'ennesimo schiaffo convince Renzi ad abbandonare ogni prudenza e a lasciarsi andare ad un lungo sfogo su Facebook, nonostante gli avvocati gli abbiano consigliato di difendersi in aula. Ma poiché il papà dell'ex premier si sente «processato» ogni giorno sui media, sceglie di replicare sui social, stanco di essere trattato da «delinquente» insieme alla moglie: «Siamo rappresentati come criminali, i criminali più pericolosi d'Italia. Un incubo», scrive. Renzi sostiene che la Eventi 6 non ha mai avuto problemi con bancarotte e false fatture e che le accuse riguardano coop di cui lui e la moglie non sono mai stati amministratori.
Moltissimi i commenti, oltre mille in poche ore. C'è chi dice che se non vuole la gogna mediatica deve giustificarsi in Tribunale, non su Facebook, chi si chiede come faccia uno ai domiciliari a scrivere sui social, chi insulta. Ma c'è anche chi si dimostra solidale.
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