I rubli che non si trovano mai

Il Russiagate è ovunque. Da qualche anno a questa parte c'è una tendenza sinistra ad addossare al Cremlino le peggiori macchinazioni politiche che hanno portato a cambiare il volto all'Occidente. Vladimir Putin e i suoi hacker, stando alla narrazione progressista, sarebbero dietro alla vittoria di Donald Trump, all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e, dulcis in fundo, all'exploit di Matteo Salvini. Il legame (e le simpatie) tra il leader leghista e Mosca sono innegabili, ma le macchinazioni, gli audio e gli abboccamenti suonano troppo strumentali e poco fondati.

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La procura di Milano parla di funzionari russi corrotti. Si ipotizza una compravendita di petrolio e il finanziamento illecito alla campagna elettorale della Lega. Un affare da 1,5 miliardi di dollari che avrebbe creato per i lumbard un margine di 65 milioni di dollari. Cifre da capogiro di cui al momento, è bene dirlo subito, non c'è traccia. Non un solo rublo è stato rintracciato. E nonostante l'audio, pubblicato ieri dal sito americano BuzzFeed, fosse da tempo nelle mani degli inquirenti, i pm sta ancora cercando di andare a fondo a questa presunta "corruzione internazionale". Per Giancarlo Giorgetti abbiamo a che fare con delle “fanfaronate”, niente più. L'inchiesta farà il suo corso e ci dirà quanto c'è di vero. Resta lo “scoop” di un sito che in America è già scivolato sul Russiagate scodellando una notizia fatta dalle solite “voci e fonti anonime” che, tra le altre cose, è stata smentita addirittura dal procuratore Robert Muller.

L'inchiesta di BuzzFeed, in larga parte già pubblicata dall'Espresso lo scorso febbraio, lascia numerosi punti in sospeso. Chi erano gli emissari russi al tavolo con Gianluca Savoini (da oggi indagato)? In nome di chi stavano trattando? Che valore aveva quella trattativa? E soprattutto: come è andata a finire? L'audio pubblicato dura poco più di un minuto e mezzo, mentre ci sono sterminate righe sulla trascrizione di quanto si sono detti. Ovviamente i passaggi controversi sono nella seconda parte. E comunque anche BuzzFeed, alla fine, dove ammettere che "non è chiaro se l'accordo negoziato al Metropol sia mai stato eseguito". La polpetta avvelenata, però, è stata lanciata e ha innescato una reazione a catena tesa a screditare Salvini e i suoi uomini e a ingrossare le ombre su Putin quale oscuro burattinaio che allunga i suoi tentacoli sull'Occidente.

Non è la prima volta che la Lega viene accusata di tramare alla corte del Zar. Si è già parlato in passato dei troll russi che avrebbero deviato le elezioni politiche dell'anno scorso a favore di Salvini.

Gli stessi troll che avrebbero favorito Trump nella corsa alla Casa Bianca e il partito pro Brexit. L'incontro al Metropol sembra, poi, un remake del caso del vice cancelliere austriaco Heinz-Christian Stache. Che però fu incastrato dalla nipote di un finto oligarca russo. Tutti ingredienti per una enorme spy story che, però, ancora manca di fatti concreti.

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