Si chiama cyberwarfare e si combatte in territori impalpabili, dove anche le grandi potenze rischiano di trovarsi impreparate. Forse perché il web è una giungla dove la guerriglia, la scorribanda improvvisa, trova un terreno di elezione così vasto e intricato da far sembrare le foreste del Vietnam un curato parco giochi. I casi di hackeraggio, o peggio di infiltrazioni spionistiche, nei sistemi informatici di servizi segreti ed eserciti sono tantissimi.
Però da novembre la situazione del Dipartimento di Stato Usa (che a grandi linee è l'equivalente del nostro ministero degli Esteri) è diventata critica. Prima si è capito che buona parte delle comunicazioni via e-mail veniva intercettata. Poi addirittura si è arrivati al blocco periodico dei sistemi per cercare di capire sino a che livello si fosse spinta l'intrusione, ma senza grandi successi. Ovviamente la notizia è stata tenuta segreta, solo all'inizio di aprile la Cnn ha iniziato a dare risalto alle voci sul fatto che buona parte del sistema informatico della Casa Bianca fosse compromesso. Alcuni degli investigatori - è stato creato un pool congiunto tra il Congresso, l'Fbi e i servizi segreti - hanno parlato del «peggior attacco informatico di sempre». E secondo le indiscrezioni i colpelvoli andavano cercati in Russia. O meglio erano alle dipendenze del governo russo, perché un attacco hacker può partire ovunque: basta una linea telefonica e un computer. Ovviamente non c'è stato nessun commento ufficiale né a Washington né a Mosca. Bocche cucite. Ma il clima è sembrato tornare velocemente a quello della Guerra fredda. Tanto più che i nodi di tensione tra i due Paesi, a partire dall'Ucraina tendono ad aumentare. E le accuse reciproche sono all'ordine del giorno.
Ora è spuntata anche un'inchiesta del New York Times che, sempre sfruttando fonti interne alla Casa Bianca, lascia capire che la situazione è addirittura peggiore di così. Nelle mani degli hacker sarebbero finite anche le mail del presidente Obama. Le comunicazioni dell'uomo più potente della Terra. Bisogna intendersi però. Il sistema di mail dell'Amministrazione Usa viaggia a due velocità. C'è una rete per le comunicazioni riservate. Quella non è mai stata penetrata. Il BlackBerry di Obama è inviolato insomma. E c'è una rete per le comunicazioni «normali». Quella ha ceduto, e così, sono state lette mail di Obama dirette ai collaboratori. Quindi solo minuto cabotaggio, magari che omaggio fare al premier italiano in visita. Il fatto resta grave. Perché a volte basta un'informazione di contorno, se la si sa leggere, per capire questioni molto più grandi. Gli statunitensi lo sanno: sventarono l'attacco alle Midway, durante la Seconda guerra mondiale, a partire da una comunicazione su delle cisterne d'acqua.
Ma ad essere ancora più grave è il «clima».
La costatazione che gli Usa sul fronte della rete faticano a garantire la propria sicurezza. Ci sono nazioni come la Nord Corea che sugli hacker investono tantissimo. Poi ci sono freelance che si vendono al miglior offerente. E il loro bersagli possono essere i più vari. Senza bisogno di kamikaze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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