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I Sì Tav in piazza: "Futuro di benessere"

L'onda arancione invade ancora Torino. Salvini: troveremo l'accordo col M5s

I Sì Tav in piazza: "Futuro di benessere"

Torino - È partita sulle note dell'Inno alla gioia di Beethoven l'onda arancione del corteo dei Sì Tav che per la quarta volta in pochi mesi ha sfilato a Torino, per chiedere il collegamento ad alta velocità con Lione e al tempo stesso per rimarcare il proprio «No» all'ipotesi che l'opera si faccia ma in versione ridotta. «Troveremo un accordo col M5s», sintetizza il vicepremier Salvini. Secondo gli organizzatori i manifestanti erano oltre 20mila, molto meno per la questura, ed infatti piazza Castello non era gremita come le altre volte.

Per il centrodestra erano presenti Fratelli d'Italia, in marcia con il tricolore «per non lasciare a Chiamparino il verbo Sì Tav», come ha detto Roberto Rosso ed anche esponenti di Forza Italia, come l'europarlamentare Lara Comi e la senatrice Maria Rizzotti. Quasi al completo il centrosinistra che per l'occasione ha schierato anche Maria Elena Boschi. «Alla Boschi - sottolinea la Comi - ho detto: benvenuta al Nord. Io sono di centrodestra e sono in piazza senza imbarazzi, mentre il Pd in Piemonte ha governato per anni in alleanza con forze apertamente No-Tav».

Il primo a prendere la parola è stato il Presidente di Api Torino Corrado Alberto: «Qui per ribadire la nostra voglia di un futuro fatto di lavoro e sviluppo, benessere e apertura verso gli altri - ha detto - Un futuro nel quale Torino, il Piemonte e l'Italia diventino nuovamente un buon posto dove vivere tutti».

A spiegare le ragioni degli operai, è stato Vincenzo Russo, ex operaio al cantiere del cunicolo geognostico della Maddalena a Chiomonte, che ha detto: «Per realizzare l'opera nei tempi previsti - ha spiegato - abbiamo sopportato grandi sacrifici, risparmiando soldi rispetto al preventivo. Abbiamo dato l'anima in quel posto ma il 31 maggio 2018 siamo stati tutti licenziati: io sono ancora a casa».

In piazza a Torino per dire Sì alla Torino Lione, con madamine, imprenditori e sindacati, c'era anche un gruppo di amministratori e cittadini cuneesi. A loro il premier Giuseppe Conte e il ministro Danilo Toninelli, venti giorni fa, avevano promesso lo sblocco dei cantieri dell'autostrada Asti-Cuneo nell'ultima riunione del Cipe. Non si è sbloccato nulla e i lavori dell'autostrada, che dal 2012 finisce nei campi, dovranno aspettare il via libera dell'Autority dei trasporti e quello dell'Europa, nonostante Toninelli avesse giurato di no.

Senza questo passaggio, sta scritto nella documentazione del Comitato interministeriale, l'Italia rischia persino una procedura di infrazione.

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