I sindaci di Trieste e Udine allo scontro con il ministro Alfano. Il Prefetto annulla l'atto

I sindaci di Trieste e Udine allo scontro con il ministro Alfano. Il Prefetto annulla l'atto

Un braccio di ferro con il ministro dell'Interno Angelino Alfano. A colpi di trascrizioni illegittime, prove muscolari e azioni legali, il Friuli Venezia Giulia è diventato una sorta di terra promessa delle associazioni omosessuali. Quella stessa Regione che rivendica la patria del divorzio e il diritto a morire di Eluana Englaro, ora è disposta a forzare sul riconoscimento delle nozze gay contratte all'estero. La bandiera dell'arcobaleno simbolo del movimento gay sventola in questi giorni dal palazzo del municipio di Udine per la giornata internazionale dell'omofobia, e si allunga idealmente fino Trieste, unendo in un filo rosso quelle due giunte di centrosinistra che stanno facendo della battaglia per i diritti delle unioni civili una medaglia d'oro al valore politico.

Con il buon plauso di Arcigay che ringrazia e loda quei sindaci «ribelli» alla circolare con cui Alfano ha disposto l'immediata cancellazione delle trascrizioni omosex nei registri anagrafici dei comuni. Perché, in fondo, quella «è soltanto una circolare», anzi è pure «strumentale e oscurantista», dicono rispettivamente Roberto Cosolini, primo cittadino di Trieste, e Furio Honsell, di Udine. Che si giustificano e rivendicano una presa di posizione che dovrebbe a loro dire «stimolare il Parlamento» a colmare un vuoto normativo. Così non ha avuto dubbi il sindaco di Trieste davanti alla prima richiesta arrivata al Comune da parte di due uomini convolati a nozze a New York e di due donne spostatesi a Londra.

Cosolini ha dato il via libera a alla trascrizione di entrambe le unioni nell'elenco dell'Anagrafe municipale: «Una scelta di cui sono convinto. È un mio dovere civile ed etico - spiega -. È noto che la materia è incerta, ci sono pronunciamenti e sentenze contrastanti, in questo momento è necessaria una legge che faccia chiarezza. In una situazione del genere - aggiunge - ho ritenuto di agire secondo un senso di responsabilità verso concittadini che hanno contratto matrimoni in Paesi di ordinamenti civili e democratici ben più avanzati del nostro e che hanno chiesto maggiore certezza per il loro progetto di vita». Poco importa se il prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi, avverte che quell'atto presto verrà cancellato perché illegittimo: «Ho tutta la comprensione per il fatto che manchi una normativa in materia - afferma - ma questa spetta al Parlamento, non a me, io mi devo attenere alla giurisprudenza attuale secondo cui una trascrizione legittima all'estero è illegittima in Italia, e quindi procederò in base ai termini indicati dal ministero dell'Interno».

Cosolini ribatte, dice di rispettare le decisioni del prefetto, ma intanto fa spallucce. Quello che conta ormai è l'atto politico. Il triestino segue così le orme del collega di Udine, Honsell, che con la trascrizione dell'unione tra l'udinese Adele Palmieri e la sudafricana Ingrid Owens è stato uno dei primi paladini in Italia del riconoscimento delle nozze omosessuali. E che nel faccia faccia tuttora in corso sul piano legale con il ministero dell'Interno, non arretra di un millimetro. Oggi, infatti, è atteso l'esito del ricorso al Tar promosso dalle stesse cittadine contro l'annullamento dell'atto da parte del prefetto di Udine, Provvidenza Delfina Raimondo. Un'azione legale in cui lo stesso Comune di Udine si è costituito in giudizio.

E intanto, Honsell scalda i motori per il prossimo round , e fa sapere che sta verificando i requisiti per registrare il matrimonio di un'altra coppia, quella formata dall'udinese Giulio Papa e il belga Drik Van Den Eede.

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