La più giovane ha solo sei anni e vale «appena» tre milioni di dollari. Le isole del tesoro non sono estinte. E non esistono solo per chi ci crede.
Nel 2010 Forrest Fenn, un 85enne americano disegnato apposta per incarnare la definizione di miliardario eccentrico, annunciò di aver nascosto un baule pieno d'oro e gioielli nelle Montagne Rocciose. L'idea gli venne anni prima, quando gli fu diagnosticato un cancro. «Voglio attrarre la gente via dai televisori e verso una salutare vita selvaggia e dare ai lavoratori americani una chance di improvvisa, miracolosa ricchezza», spiegò. Il tesoro valeva circa tre milioni di dollari, non certo uno dei più favolosi ma sufficienti a scatenare anni di caccia.
È un'isola del tesoro moderna, fabbricata in vitro. Ma è anche la prova che il fascino di strappare al mistero una ricchezza inattesa è sopravvissuto all'avvento dell'era dei lumi. E le avventure dei cacciatori di tesori sono uscite dai romanzi. Ce ne sono in carne e ossa e continuano a setacciare i luoghi più insondabili del pianeta e resistenti a ogni ottimismo tecnologico. Ad alcuni di questi improbabili eroi sono stati anche dedicati programmi televisivi, come American Digger, presentato dall'ex lottatore di wrestling che si fa chiamare Ric Savage.
Gli obiettivi non mancano. Il magazine Allday.com si è esercitato nell'elencare i tesori nascosti la cui esistenza è comprovata da tracce e testimonianze sufficienti ad alimentarne la ricerca da secoli, ma che continuano a sfuggire a ogni cattura. A partire da un numero incredibile dei classici vascelli inabissati: si parla di un milione di naufragi, per un valore di oltre cinquanta miliardi di euro. Tra i più famosi, e ricercati, è il Flor de la Mar, un enorme galeone portoghese costruito nel 1502, i cui tre alberi sfidarono i mari di mezzo mondo trasportando statue, gioielli, essenze esotiche, mobili, bottino inestimato dell'era delle grandi esplorazioni. Il suo ultimo viaggio l'avrebbe portato a inabissarsi durante una tempesta al largo dell'isola di Sumatra. E lì ancora giacerebbe, carico di ori.
E non è solo l'oceano, con i suoi abissi, a sbeffeggiare agli esploratori, a volte basta un lago. Nelle acque del Toplitz, uno specchio d'acqua delle Alpi austriache che arriva a 100 metri di oscure profondità, testimoni videro i nazisti che scaricavano decine di casse all'indomani della resa del Reich. Ne furono ripescate alcune: c'erano tonnellate di sterline false, che Hitler avrebbe fatto fabbricare per annegare l'economia britannica. Ma i ricercatori sono convinti che ci siano anche ricchezze autentiche. Solo che l'ente austriaco per le foreste ha deciso di vietare le continue immersioni che rischiavano di danneggiare l'ecosistema del lago. Un regalo che farà sopravvivere la leggenda. Al repertorio nazista appartengono anche i tesori della Camera d'Ambra degli zar adornata con seimila chili del pregiato fossile predati dai tedeschi e svaniti nel nulla. Proprio come le ricchezze elencate nei Rotoli del Mar Morto: migliaia di monete d'oro e d'argento, mai trovate.
Potrebbe invece avere un futuro più breve la caccia al tesoro di Shi Huang, primo imperatore della dinastia Qin. La sua tomba esplorata solo in parte, ha restituito una parte dell'esercito di terracotta che ne accompagnava la sepoltura. Ma a custodire la salma, ancora non trovata, ci sarebbero ben 8.000 statue, insieme a esagerate ricchezze che al momento il governo cinese non è riuscito a portare alla luce, per problemi tecnici, legati anche alla fragilità dei reperti. Non sarebbero più in Cina invece le ossa del nostro progenitore detto «l'uomo di Pechino», una delle più grandi scoperte scientifiche, smarrite durante il trasferimento negli Usa.
Dove è ancora sepolto il tesoro dei ricchi proprietari terrieri Confederati, che il colonnello John Mosby sotterrò pur di non consegnarlo ai Nordisti. Proprio come ha fatto Fenn con il suo tesoro artificiale. E la trovata gli ha portato fortuna: lui è ancora vivo, un paio di hunters ci hanno lasciato la pelle. Ma la caccia continua.
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