I tormenti di Di Maio (che resta tesoriere M5s)

Il capo pensa a un nuovo «direttorio» che lo affianchi ma vuole tenersi la cassa

I tormenti di Di Maio (che resta tesoriere M5s)

«Un comitato». Collegiale, aperto alle diverse sensibilità presenti nel M5s. Come anticipato dal Giornale giovedì scorso, il capo politico Luigi Di Maio starebbe pensando a un futuro plurale per la leadership grillina. Un direttorio che lo aiuti nella gestione del Movimento. Perché l'abdicazione resta sempre l'extrema ratio e la mediazione è ancora la prima scelta. Nonostante continuino a girare le voci, in alcuni settori dei Cinque stelle, di un Di Maio tentato dalle dimissioni, la soluzione di un organismo collegiale, come una «camera di compensazione» di tutti i contrasti e tutte le faide, ieri è stata suggerita anche da un retroscena di Repubblica. Secondo cui il ministro degli Esteri avrebbe nella testa «una nuova cosa». Da lanciare in concomitanza con gli Stati generali, in programma dal 13 al 15 marzo a Torino.

La proposta, nelle intenzioni di Di Maio, dovrebbe servire a disinnescare gli animi bellicosi di un gruppo di parlamentari pronti a presentare un documento, una vera e propria mozione congressuale, con l'obiettivo ormai dichiarato di sostituire il capo politico e arginare l'influenza dell'Associazione Rousseau di Davide Casaleggio. In quei giorni a cavallo dell'inizio della primavera si deciderà la fisionomia del Movimento del futuro. E la speranza del capo politico è che per rimanere in sella possa bastare l'istituzione di una «commissione ristretta» rappresentativa delle correnti di un partito che è nato come un monolite, ma dalla struttura liquida, per poi diventare un disordinato corpaccione con un'impalcatura che via via si sta facendo più robusta. Già ci sono i «facilitatori» nazionali, si sta definendo la squadra dei vari «facilitatori» regionali, però «quel tipo di organizzazione non è bastato a placare le rivolte», riflettono gli uomini vicini al leader.

Rimane da comporre la rosa dei nomi. Tra le donne sono gettonate le ipotesi Chiara Appendino e Paola Taverna, meno quotate Virginia Raggi e Roberta Lombardi. Nel direttorio Di Maio vorrebbe fortemente Alessandro Di Battista, ma dovrà fare i conti con le bizze e i tormenti dell'ex deputato, in rappresentanza dell'area vicina a Roberto Fico si parla del deputato Luigi Gallo. E avrebbero la velleità di ricoprire un ruolo importante l'ex ministro Danilo Toninelli e il viceministro dell'Interno Vito Crimi.

Proprio come nei congressi di una volta, la «piattaforma ideologica» resta un'incognita. Di Maio immagina un M5s che sia la «terza via» tra il centrodestra e il centrosinistra, pur non escludendo di poter collaborare con il Pd in futuro, ma senza essere imbrigliati in un'alleanza strutturale. E una nuova legge elettorale proporzionale è l'assist perfetto per il suo «autonomismo». Altri, non proprio una minoranza, credono in una sinistra con una gamba grillina. Oltre al premier Giuseppe Conte, la pensa così il Garante Beppe Grillo. Sul comitato, è arrivata la smentita di rito dello Staff: «il riferimento è solo alla nuova organizzazione già avviata con i facilitatori».

Smentita anche l'indiscrezione su un passo indietro di Di Maio dal suo ruolo di tesoriere del M5s: «notizia illogica». A breve sono attese novità sulle espulsioni per i morosi: «saranno meno di dieci» trapela dal Movimento.

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