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Illegali, narcos e jihadisti Così le "guerre" portano voti

L'annunciata lotta dura ai clandestini e ai terroristi ha dato scandalo. Ma ha anche attirato tantissimi elettori

Illegali, narcos e jihadisti Così le "guerre" portano voti

L'idea del «muro del Messico», appunto, è stata la prima a dare scandalo in un Paese che storicamente è fatto tutto di emigranti e la cui legislazione protegge l'immigrazione come un valore. Il problema è - dice Trump - che qui non siamo più di fronte a un fenomeno di forte immigrazione di nuovi cittadini. Qui siamo di fronte a un'invasione clandestina di una cifra stimata sopra i dieci milioni di persone entrate dal Messico lungo una frontiera lunghissima e priva di barriere. In quei dieci milioni di clandestini ci sono quelli che diventano operai sottopagati in nero, a causa dei quali i salari degli operai americani restano sotto la soglia di normale benessere, e poi i guatemaltechi che attraversano il Messico per entrare negli Usa e infine un altissimo tasso di trafficanti di droga e di prostituzione che godono di uno stato di impunità di fatto, privi di documenti, privi di identità e del tutto sconosciuti al temutissimo IRS, l'Internal Revenue Service, ovvero il fisco americano. Evasione, prostituzione, spaccio, comportamenti antisociali e un aggravio continuo di spese per il welfare, mediche e scolastiche: Trump ha detto chiaramente che vorrebbe sbattere fuori anche quei milioni di europei, prevalentemente inglesi, che sono entrati negli Stati Uniti per studiare e che poi non se ne sono più andati.

Secondo Trump si deve far costruire al Messico, a sue spese, un muro lungo tutta la frontiera con gli Stati Uniti, con un servizio di sorveglianza continuo realizzato da un corpo forestale e di frontiera oggi in disarmo e che Trump si ripromette di rendere efficiente non soltanto alla frontiera esterna, ma anche nelle frontiere interne delle città e dei ghetti. Dove i clandestini dovrebbero essere rintracciati e deportati al Paese d'origine. Finora questo genere d'operazioni è sempre stato intralciato dal fatto che gli Stati Uniti usano il principio dello ius soli (sei cittadino del Paese in cui nasci) anziché lo ius sanguinis che garantisce l'acquisizione della cittadinanza solo se uno dei genitori è già cittadino di quel Paese. Finora si è assistito a insopportabili tragedie quando delle donne di origine messicana sono state espulse senza poter portare con sé i propri figli, tecnicamente statunitensi. Trump vuole abolire lo ius soli secondo un nuovo principio: la cittadinanza americana sarà concessa a chi ha dimostrato di meritarla. A scuola, sul lavoro, nel comportamento civile. Tutti coloro che non la meritano saranno rispediti ai Paesi d'origine.

Questa politica anti immigrazione di Trump è contraria ai principi americani, ma anche alla prassi. Ciò che non si dice è che fino agli anni Cinquanta gli Stati Uniti non hanno accettato tutti i gruppi etnici, linguistici e religiosi senza porre limiti e controlli. Anche nei confronti degli italiani la politica delle «quote» è stata applicata: quando venivano ammessi i liguri della famiglia che avrebbe generato Rudolph Giuliani, il leggendario sindaco di New York durante la crisi dell'11 settembre 2001, i calabresi non erano ammessi e se si presentavano «fuori quota» ad Ellis Island - dove si svolgeva lo smistamento -, venivano rifocillati dalla compagnia di soccorso creata dal sindaco Fiorello La Guardia (italiano, ma anche irlandese ed ebreo) e rispediti al Paese d'origine. Stessa sorte è toccata agli ebrei ed esiste una serie tipica di barzellette ebraiche che ha come protagonista il povero Shlomo che crede di aver imparato a memoria tutte le domande sulle sue origini e inevitabilmente sbaglia l'ultima, con disperazione di amici e parenti che lo aspettavano al di là della rete.

ISLAM, NO GRAZIE

Trump ha chiesto con voce alta e anche violenta di bloccare tutta l'immigrazione clandestina e riprendere di fatto la politica delle quote. Questa è stata anche la sua idea espressa con parole del tutto inopportune, ma largamente condivise dagli elettori americani, di chiudere il flusso degli emigranti musulmani che provengono da Paesi in cui è attivo il terrorismo o il reclutamento jihadista. Ancora una volta Trump ha esposto la sua idea a caldo, con una brutalità di linguaggio che ha fatto scandalo. La Costituzione americana vieta espressamente qualsiasi discriminazione di carattere religioso, razziale o di genere e una richiesta come quella espressa dal magnate dopo la strage di San Bernardino (compiuta da un musulmano americano e dalla moglie pakistana appena arrivata negli Usa) ha provocato un putiferio. Se Trump avesse scelto subito una formula ragionevole, come quella che ha elaborato più tardi, d'una divisione per quote degli immigrati musulmani che per il momento preveda un arresto di alcuni flussi migratori pericolosi, non ci sarebbe stato probabilmente lo scandalo per cui ha rabbrividito l'America, uno scandalo ammantato per lo più di ipocrisia. Anche in questa relazione tra sicurezza e immigrazione ci sono precedenti che risalgono al periodo a cavallo fra Ottocento e Novecento, quando gli anarchici italiani erano diventati il terrore dei regnanti e dei capi di Stato: per imitare l'anarchico italiano Bresci che nel 1900 aveva ucciso il re d'Italia Umberto di Savoia, un altro anarchico, il polacco Leon Czolgosz, uccise l'anno successivo a revolverate il presidente William McKinley. In quegli anni la jihad anarchica terrorizzava gli Stati Uniti molto più di quella islamica di oggi. E la risposta della giustizia e dei governi americani fu durissima e spesso ingiusta come nel caso di Sacco e Vanzetti, giustiziati con poche prove e una terribile crudeltà. L'America ha avuto lunghe fasi conflittuali che si sono svolte proprio attraverso l'evoluzione di questioni etniche e politiche.

MESSICO E (TROPPE) NUVOLE

La violenza con cui Trump attacca i clandestini di origine messicana si spiega, anche se non sempre si giustifica, con un fatto nuovo che ha gradualmente frantumato la società americana. Negli Stati Uniti la lingua spagnola è la seconda lingua ufficiale del Paese e tutti sono tenuti a masticarne qualche parola. Ma il bilinguismo nell'ultimo mezzo secolo ha fatto passi da gigante, nel senso che ha fatto passi da gigante il monolinguismo ispanico. In una metropoli come Miami si parla soltanto spagnolo, l'inglese è una lingua di cortesia per i turisti che scendono dal Nord. È stato un fenomeno totalmente diverso da quello di cui furono protagonisti gli immigrati italiani che avevano soltanto il desiderio di integrarsi, di essere assorbiti, di nascondere spesso la loro origine. Invece l'elemento ispano-americano è diventato talmente forte che, alla fine della corsa repubblicana per la Casa Bianca, due candidati su tre erano di origine ispanica: Ted Cruwz e Marco Rubio. Cosa che non si era ancora vista. Senza addentrarsi nella tumultuosa e cangiante sociologia di questo Paese, si deve far cenno a quegli elementi che spiegano il successo di Donald Trump oggi e che non avrebbero potuto consentirlo dieci o venti anni fa.

(3. Continua)

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