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Ilva, governo ottimista I sindacati non si fidano: nessun segnale dal Mise

Il ministro Patuanelli garantisce la «continuità produttiva». Ma sono solo altri impegni vuoti

Ilva, governo ottimista I sindacati non si fidano: nessun segnale dal Mise

A pochi giorni dal voto di fiducia al Senato che ha cancellato l'immunità per i manager di ArcelorMittal Italia e ha innescato la grande paura di un drastico ridimensionamento o persino di un disimpegno dell'azienda, il governo tenta di raffreddare gli animi e allentare la tensione. E soprattutto, attraverso quella che suona come una dichiarazione di intenti perentoria quanto interlocutoria, sparge rassicurazioni attorno a una crisi che in realtà si fa sempre più pesante. «La siderurgia è fondamentale per Taranto e per tutto il Paese, non possiamo abbandonare la produzione di acciaio», dice il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli al termine del tavolo di ieri al Mise. Ma i sindacati non abbassano la guardia e preferiscono mantenere un'estrema cautela. Tanto più che calo di produzione e cassa integrazione sono già realtà in un'ampia fetta di Puglia divenuta ormai un'autentica polveriera sociale.

Il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, alla fine del vertice romano a cui ha partecipato anche il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, racconta che Patuanelli «ha confermato l'impegno del governo nel far rispettare ad ArcelorMittal l'accordo del 6 settembre 2018 e il piano di risanamento industriale». Tuttavia, il leader sindacale tiene a mettere le cose in chiaro: «Siamo insoddisfatti per quanto riguarda la soppressione delle tutele legali perché non c'è stata una reale presa in carico da parte dell'esecutivo nel risolvere la questione». Insomma, per il momento regna ancora l'incertezza anche se Patuanelli tiene a rivendicare il «segnale di compattezza del governo su questo fronte». Il ministro ribadisce che «non esiste un'idea di piano industriale del Paese senza la siderurgia» e precisa che c'è l'intenzione di «garantire la continuità produttiva» e di chiedere all'azienda «di rispettare il piano industriale e ambientale». Una serie di precisazioni ritenute evidentemente necessarie, forse anche in seguito alle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco, senatore pentastellato che per Taranto - ha spiegato in un'intervista al Foglio - immagina un futuro senza acciaieria. Proprio queste dichiarazioni hanno allarmato non poco i sindacati, che hanno chiesto spiegazioni a Patuanelli. Il quale rivela il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli avrebbe risposto che «sono parole smentite dalla posizione del Consiglio dei ministri».

Comunque sia, i riflettori adesso sono puntati sul prossimo vertice che dovrebbe tenersi a metà novembre tra governo, sindacati e azienda. Resta il fatto che la cancellazione dello scudo penale nel decreto Salva imprese, che diventerà legge entro il 3 novembre, rischia di aggravare una situazione già molto difficile visto che la fabbrica accusa una perdita di due milioni al giorno. Ma a proposito di tutele legali Patuanelli spiega che «nel caso vi fossero dubbi interpretativi si possono fare ragionamenti complessivi, che non riguardano solo Taranto». E se da un lato sembra chiudere a un ripensamento ritenendo «evidente» che «una norma specifica non abbia tenuta parlamentare», dall'altro pare lasciare uno spiraglio aggiungendo che «una norma di ampio respiro potrà essere presa un considerazione».

Ma il timore, tra gli oltre diecimila lavoratori di Taranto, è che possa non bastare.

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