Taranto I riflettori sono puntati sul prossimo incontro di metà novembre, quando si incontreranno governo, sindacati e azienda. Ma intanto, la sorte di ArcelorMittal a Taranto rimane ancora molto incerta dopo la cancellazione dello scudo penale voluta dal Movimento Cinque Stelle. E se il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli sottolinea come l'acciaio resti fondamentale per il sistema industriale italiano, quello del Lavoro Nunzia Catalfo ribadisce: «Faremo in modo di garantire la produzione dell'acciaio e che ci siano le giuste tutele per i lavoratori». Sarà, ma l'impressione è quella di uno stallo molto pericoloso.
Intanto, l'ex ministro pd dello Sviluppo economico Carlo Calenda, promotore di Siamo Europei, non usa mezzi termini. E in un'intervista alla Stampa bolla come «vergognoso il silenzio di Renzi e del Pd sulla retromarcia» che ha spianato la strada all'eliminazione delle tutele legali mirate alla realizzazione del piano ambientale. Secondo Calenda è «inconcepibile che tutto sia avvenuto» senza che il leader di Italia Viva e i democrat «spendessero una parola». Insomma, la polemica politica si infiamma attorno a un caso che divide la maggioranza, anche a livello di approccio alla questione. Rispetto ai toni concilianti di Patuanelli, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia sceglie una strada diversa e attacca a muso duro l'azienda. «O ArcelorMittal rispetta i termini della gara dichiara nel corso del convegno sulla democrazia di Iniziativa Europa a Stresa o non accetteremo un solo posto di lavoro in meno. Per quanto mi riguarda prosegue - ArcelorMittal può tornare da dove è venuta, lo dico con grande forza e chiarezza perché noi siamo la Repubblica italiana e non possiamo essere ricattati da nessuno». Boccia va avanti e aggiunge: «Se l'amministratore delegato Lucia Morselli torna con i vertici dell'azienda dal ministro Patuanelli, di cui mi fido ciecamente, ci dica che cosa è cambiato e cosa è successo». Secondo il ministro per gli Affari regionali l'ex Ilva «continua a essere uno dei pezzi strategici dell'industria italiana, nessuno si illuda di tenere i motori ai minimi per far sì che quella quota di mercato faccia bene a un gruppo e quell'azienda non nuoccia più alla competizione del mercato perché non glielo permetteremo».
La posizione dell'esponente del governo è in realtà quella del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il quale, dopo l'annuncio da parte di ArcelorMittal della cassa integrazione per quasi 1.300 lavoratori, ha attaccato aspramente la multinazionale dell'acciaio accusandola di aver acquisito la gestione della fabbrica di Taranto soltanto per danneggiare la concorrenza e non per renderla uno stabilimento strategico. In realtà, tra calo della produzione e i dazi che si profilano sullo scenario internazionale, c'è poco da essere ottimisti.
Non per niente pochi giorni fa proprio l'ad Morselli si è incontrata con Patuanelli e nel corso del colloquio avrebbe tratteggiato una situazione tutt'altro che rassicurante. Fatti i conti, lo stabilimento che un tempo era la più grande fabbrica d'acciaio d'Europa perde qualcosa come due milioni al giorno.
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