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Immigrati danno fuoco al centro di accoglienza

Bari I moduli abitativi dati alle fiamme, i corridoi allagati. E poi un fitto lancio di oggetti contro le forze dell'ordine intervenute per tentare di riportare la calma. É stata una notte ad alta tensione quella tra venerdì e sabato nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) alla estrema periferia di Bari, tra il quartiere San Paolo e l'ex frazione di Palese, dove un gruppo di clandestini ha scatenato l'ennesima rivolta. Alla fine tre carabinieri e due poliziotti sono rimasti feriti nei disordini all'interno di una struttura che da tempo è diventata una polveriera.

Tutto è iniziato nel corso delle operazioni per il rimpatrio di cinque cittadini nigeriani. E nel giro di poco tempo sono iniziati gli scontri. All'interno del Cpr, dove si trovano gli immigrati destinati all'espulsione. La situazione è degenerata ben presto. Fino all'incendio, che è stato domato solo grazie ai vigili del fuoco. Sul posto sono arrivate altre pattuglie di polizia e carabinieri, adesso la situazione è sotto controllo. Ma è una calma apparente. Perché nel Cpr la tensione rimane alta, come sottolineato da diverse settimane dal sindacato di polizia Coisp. Gli appelli però sono caduti nel vuoto. Basti pensare che all'interno si trovano circa 90 immigrati, ma gli agenti impegnati nei controlli sono soltanto due.

Nei giorni scorsi sono trapelate preoccupanti indiscrezioni sulle condizioni di estremo degrado nella struttura: blatte, materassi riciclati, larve di insetti, una situazione igienica da far paura. Al punto che una dipendente è stata colpita da scabbia, malattia che poi ha trasmesso a marito e figlia. Il segretario provinciale di Bari del Coisp, Eustachio Calabrese, ha lanciato l'allarme anche sulla carenza di medicinali, siringhe e persino garze. Il sindacalista della polizia ha scritto al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ma fino a questo momento non è cambiato nulla.

BCas

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