Immobiliare, stranieri in fuga. Gli acquisti si sono dimezzati

Il settore cresce ma non nel nostro Paese. I capitali esteri sono precipitati: erano il 70%, ora soltanto il 40%

Immobiliare, stranieri in fuga. Gli acquisti si sono dimezzati

Investitori immobiliari internazionali in fuga dall'Italia a causa del rischio Paese. I fondi e le società del comparto hanno continuato a puntare capitali sul settore che, nei primi sei mesi del 2018, ha registrato volumi per 170 miliardi a livello mondiale, i massimi dal 2017. Ma non in Italia. È questo quanto emerge dal rapporto «European Outlook 2019» presentato nel corso della 26°edizione di Forum Scenari «Change the World» a Santa Margherita Ligure.

«Mentre in Europa il 2018 si sta rivelando un anno record per gli investimenti immobiliari in rialzo del 10% circa, per complessivi 60 miliardi registrati tra gennaio e giugno, il primo semestre italiano è crollato del 48,2% rispetto allo scorso anno. A mancare sono stati soprattutto i capitali stranieri che non vedono più l'Italia come un porto sicuro: l'anno scorso rappresentavano il 70% degli investimenti nel Paese, quest'anno solo il 40%», sostiene Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, istituto indipendente di studi e ricerche che ha redatto lo studio. A giudizio dell'esperto, nonostante le parole del ministro dell'Economia Giovanni Tria, il rischio «Italexit» è tutt'altro che sopito oltre confine, con tutte le conseguenze che deriverebbero dall'uscita di Roma dall'euro, a iniziare dalla svalutazione di qualunque tipologia di investimento. «Non è un caso che i capitali arrivati in Italia in questi primi mesi del 2018 siano frutto di decisioni risalenti ad almeno un anno fa, mentre di nuovo si è visto poco. Gli investitori posticipano ogni decisione in attesa di comprendere meglio la direzione del governo. E in un simile contesto ci si augura solo che non vi siano più dichiarazioni, per così dire, destabilizzanti provenienti dia palazzi romani», commenta Breglia. Riflettori puntati invece su Germania (con investimenti in crescita del 30%) e Francia che ha visto addirittura raddoppiare i propri volumi rispetto allo scorso anno.

Più in dettaglio, secondo i dati esaminati dal rapporto, nel corso del primo semestre dell'anno gli investitori esteri hanno acquistato immobili (prevalentemente uffici e solo per un terzo commerciali) per quasi due miliardi di euro, la metà circa rispetto ai dati registrati nello stesso arco temporale del 2017, mentre un altro miliardo è arrivato dagli investitori italiani. Complessivamente il rapporto stima che, per fine anno, gli investimenti nell'ambito immobiliare raggiungano quota 6.500 milioni di euro dai quasi 10 miliardi del 2017. Si tratta del dato più debole dal 2014 soprattutto a causa dei capitali esteri in fuga. A resistere maggiormente sono stati gli immobili di pregio sia a Roma dove diventano grandi alberghi di lusso, sia a Milano dove vengono utilizzati come uffici o attività commerciali.

Nonostante gli investimenti siano in calo, il giro d'affari del settore immobiliare (ovvero il dato generato dalla compravendita di immobili), a fine anno, è atteso in crescita del 5,3% a 125 miliardi grazie soprattutto a prezzi ancora convenienti (-0,1% nel 2018 e la svolta non è prevista prima del 2019) che sostengono il numero delle transazioni. Sul 2018 sono previsti 610mila contratti, l'8,9% in più rispetto allo scorso anno, mentre per il 2019 l'orizzonte è fissato a 650mila transazioni con un giro d'affari di 131 miliardi. Anche in questo caso comunque l'Europa corre più veloce. Quest'anno, ad esempio, in Francia il giro d'affari è previsto in crescita del 15,1%,in Germania del 10,5% e in Spagna del 9,9 per cento.

Predominanti, nelle

transazioni, sono gli immobili residenziali che, a dicembre, dovrebbero toccare quota cento miliardi di euro in rialzo del 4,6% rispetto al 2017. Per le abitazioni infine i prezzi medi proseguiranno in calo fino al 2020.

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