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Impiccato in un parco l'attivista scomparso. Sospetti su Lukashenko

I colleghi della Ong: "Eliminato dal regime". Era pedinato, sul corpo segni di colluttazione

Impiccato in un parco l'attivista scomparso. Sospetti su Lukashenko

A meno di una settimana dall'anniversario delle elezioni-farsa, la situazione in Bielorussia sta diventando sempre più caotica e la stabilità chimerica. Lukashenko, con i soliti metodi poco ortodossi, ha incaricato i suoi miliziani di silenziare voci e di intimorire con le minacce chiunque abbia in mente di organizzare proteste di piazza. Il 9 agosto però si avvicina e la popolazione, seppur guidata da leader d'opposizione costretti all'esilio, come Svetlana Tikhanovskaya (che ha ottenuto l'appoggio di Boris Johnson), di sicuro non rimarrà in casa.

Tra gli architetti delle imminenti manifestazioni anti-regime c'era anche Vitaly Shyshou, scomparso da Kiev lunedì e ieri trovato morto impiccato. Il corpo dell'uomo, punto di riferimento della diaspora bielorussa, è stato trovato in un parco nei pressi della sua abitazione. La polizia ucraina ha fatto sapere di aver aperto un'inchiesta anche per verificare se si tratti di omicidio mascherato da suicidio. Shyshou era a capo della Ong Belarusian House in Ukraine, che aiuta i connazionali a fuggire dalle persecuzioni perpetrate da Lukashenko.

I colleghi dell'Ong non hanno molti dubbi e ritengono che Shyshou sia stato eliminato dai sicari del regime. «È la classica operazione pianificata dalle forze di sicurezza per togliere dalla circolazione un personaggio scomodo - spiegano - continueremo a lottare per ottenere la verità sulla morte di Vitaly». La fidanzata Bozhena Zholudz aggiunge come l'attivista fosse da tempo pedinato, un particolare che era stato reso noto alla polizia ucraina. «Siamo stati avvisati ripetutamente sia da fonti locali che dalla nostra gente in Bielorussia. Il regime ricorre a ogni tipo di provocazione, fino al rapimento e all'omicidio. Vitaly trattava questi avvertimenti stoicamente e con senso dell'umorismo».

La teoria che la morte di Shyshou possa essere catalogata come omicidio viene rafforzata in queste ore da una dichiarazione del ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov, che ai cronisti ha rivelato che la scena del crimine «è stata contaminata. Il cellulare e gli effetti personali sono stati rimossi dal luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere. Diventa davvero una forzatura considerarlo un suicidio». Il giornalista di Radio Svaboda (l'unica voce libera di Minsk), Ales Dashcinskij, ospite de Il Giornale la scorsa settimana, è riuscito a mettere le mani sul referto medico, scrivendo che «il corpo di Shyshou presentava pelle strappata sul naso, sul ginocchio sinistro e graffi ed ematomi sulle labbra. Quelli sono segni di collutazione».

Chi è riuscita a salvare la pelle è la sprinter Krystsina Tsimanouskaya, attualmente impegnata ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, che ha ottenuto un visto umanitario dalla Polonia per lasciare definitivamente il suo Paese e continuare così la sua carriera senza il rischio di subire ritorsioni. A settembre l'atleta, finita nel mirino di Lukashenko per aver criticato la sua federazione sportiva, raggiungerà proprio a Kiev il marito e dissidente Arseny Zdanevich.

Sulla morte di Shyshou si segnala anche una presa di posizione critica dell'Ue, che attraverso una nota della direttrice della comunicazione Nabila Massrali ha parlato di «una morte molto, ma molto sfortunata. Attendiamo chiarimenti da chi sta svolgendo le indagini».

Nel frattempo Lukashenko non sembra avere intenzione di fermarsi: ieri ha ordinato la chiusura di altre 4 Ong e l'arresto di alcuni tifosi della Dinamo Minsk che l'avevano contestato allo stadio.

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