Cronache

Inferno a Beirut: 70 morti e 3mila feriti

Città devastata: "Sembra Hiroshima". Colpito stabile di soldati italiani: un contuso

Inferno a Beirut: 70 morti e 3mila feriti

Un'enorme nuvola di fumo nero ha inghiottito l'intera area portuale della capitale libanese, Beirut, ieri pomeriggio. Una terrificante esplosione e, subito dopo una seconda, hanno squarciato la città. Una grande colonna di fumo fluttuante dalla zona del porto che ospita magazzini e poi un grande fungo arancione ed enormi onde a forma di cupola nel cielo. Vetrine di tutta la città distrutte dall'esplosione. Mentre video e immagini condivisi sui social media mostravano porte strappate ai cardini e soffitti pieni di buchi e scoperchiati. Alcuni distretti sono rimasti senza elettricità. Trenta morti e tremila feriti per ora. Video mostravano cadaveri per le strade. Scene apocalittiche. Tra i feriti vi sarebbero anche la figlia e la moglie del primo ministro, Hassan Diab, e di alcuni suoi consiglieri. Pure il segretario generale del Partito Kataeb, le Falangi Libanesi, Nizar Najarian è morto. Le esplosioni avrebbero danneggiato anche il palazzo di Baabda, sede della presidenza della Repubblica. E un militare italiano del contingente Unifil ha riportato lievi ferite. Mentre tra i soldati del Jmou nessun ferito grave. Il capitano di una nave anch'essa italiana, la Regina d'Oriente, che era attraccata vicino al luogo dell'esplosione, ha dichiarato che diverse persone a bordo sono state ferite e portate in ospedale.

L'onda d'urto è stata sentita anche nei sobborghi della capitale e fino alla capitale cipriota, Larnaca, a 240 chilometri di distanza. Il direttore della sicurezza generale libanese Abbas Ibrahim ha dichiarato che l'esplosione è avvenuta in un magazzino «dove sono stati posti materiali altamente esplosivi». »Un carico di nitrato di sodio» usato nei composti esplosivi, sequestrato un anno fa e tenuto in un magazzino», riferisce un fonte di sicurezza citata dai media locali. A essere pesantemente colpito è stato anche il quartiere di Hamra dove interi negozi sono stati completamente distrutti, finestre infrante e molte macchine danneggiate. Tante persone, insanguinate, si sono affollate fuori dal Clemenceau Medical Center. L'altra esplosione è avvenuta davanti all'ingresso di Bayt al Wasat, sede del partito Al Mustaqbal, «Future» del leader ed ex capo del governo Saad Hariri.

La deflagrazione avviene però a pochi giorni dall'annuncio del verdetto del Tribunale speciale per il Libano istituito dalle Nazioni Unite per far luce sull'omicidio dell'ex primo ministro, Rafiq Hariri, padre di Saad, ucciso in un attentato il 14 febbraio 2005. Il procedimento vede come imputati per omicidio volontario quattro presunti membri della milizia sciita libanese Hezbollah.

Il governatore di Beirut, Marwan Abboud, da parte sua ha dichiarato, durante una visita al luogo dell'esplosione, che «l'entità del danno è enorme», definendo Beirut una «città devastata. Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki, nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano», ha dichiarato in lacrime Abboud. Il presidente libanese, Michel Aoun, ha convocato, per una riunione urgente in serata, il Consiglio supremo di difesa.

Ma la capitale libanese ha subito reagito. I feriti possono essere curati a spese dello Stato, ha annunciato invece il Ministro della Salute, Hamad Hassan. Sono stati inoltre lanciati appelli per donazioni di sangue e l'ordine dei medici di Beirut ha invitato tutti i dottori ad andare in ospedale per dare una mano.

Il primo ministro libanese, Diab, ha dichiarato per domani una giornata di lutto nazionale per le vittime.

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